AGGIORNAMENTI
Cerca
22 Marzo 2018 - 23:14
In Brasile li chiamano “Esquerda festiva” (“sinistra festaiola”), in Cile “Red set” (rossi come è rosso il tappeto del jet set)”, in Francia, in Portogallo e in Spagna “sinistra al caviale”, in Germania “bolscevichi da salotto”, in Inghilterra e in Svezia “sinistra champagne”, in Irlanda “sinistra al salmone affumicato”. E in Italia? Radical Chic. Ecco non c’era bisogno di una sfera magica per capire come sarebbero andate a finire queste elezioni, bastava un giro nella rete dove sono ormai diventati zimbello e tra i principali bersagli della rivoluzione anti-casta che avanzava e che avanza.
E sono loro. Quelli delle banche da salvare e dei pir alla “Luca Rivoira” da sponsorizzare in consiglio comunale. E c’era una volta la classe operaia, oggi no, i radical chic son borghesi per stile di vita e comportamento. Abitano nei quartieri centrali. Frequentano biblioteche e palestre.
Riconoscibili ovunque per quella ostinata esibizione di una cultura “alta” in tutti gli ambiti possibili e immaginabili a cominciare dalla moda, magari da indossare in maniera trasandata, passando per la gastronomia etnica, l’alta finanza e l’economia solidale, le mete turistiche, il problema profughi, la pace, la guerre, l’amore per sempre e il sesso libero, la famiglia, i diritti e i doveri delle donne, ma sempre da un punto di vista femminile.
Con i soldi in tasca eppure capaci di ostentare idee e tendenze politiche affini alla sinistra radicale o comunque opposte al loro vero ceto di appartenenza.
E si scopre che la definizione di “radical chic” fu coniata nel 1970 da Tom Wolfe, scrittore e giornalista statunitense in occasione di un ricevimento di vip e artisti, organizzato in un attico di tredici camere su Park Avenue (un ampio viale di Manhattan), per raccogliere fondi a favore del gruppo rivoluzionario marxista-leninista Pantere Nere. Ad usarla per primo in Italia, invece, fu Indro Montanelli per indicare una certa borghesia ricca e pseudo-intellettuale lombarda. Talmente la riuscì a descrivere bene da diventare un ritratto tragicomico nella pièce teatrale Viva la dinamite! (1960).
Atto primo. Avendo appena fatta saltare in aria una galleria d’arte, senza fare vittime ma distruggendo dei brutti quadri moderni, un anarchico si rifugia nella villa di un industriale. La polizia lo bracca ma inopinatamente l’industriale, che se lo trova in camera da letto, lo protegge, spacciandolo per un pittore incaricato di fargli il ritratto; e occulta nella sua cassaforte la bomba inesplosa dell’ospite.
Tralasciamo l’atto secondo e l’atto terzo, restano sul tappeto tante domande. Per esempio sulla posizione dei radical chic e del centrosinistra in genere intorno ai recenti fatti di Macerata e sui profughi. Anche per questo la Lega è passata dallo 0,6 al 20 per cento portando la coalizione di centrodestra al 37. Altro che paura dell’ondata nera...
Sarà un caso? Probabilmente no. Come non lo è che sempre a Macerata anche i cinquestelle abbiano fatto il pieno, in perfetta sintonia, però, con tutto il restante sud. E il Pd? E i radical chic? Spariti! Cancellati sotto le tante croci! Considerati lontani dalla massa e lontani da i quartieri di periferia, lontani da Cipputi, dal lavoro e dalla disoccupazione, dalla fame e dal disagio.
E a spiegarci meglio il fenomeno è una statistica sulle fasce di età. Il centrosinistra regge tra i pensionati, ma dai 50 in giù non lo si vede quasi più.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.