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22 Marzo 2018 - 22:26
Marina Vittone è la capogruppo di Rivarolo Sostenibile dal 2014, quando si è candidata a sindaco per la prima volta. È stata presidente della Pro loco per 9 anni, ma è membro attivo del sodalizio ormai da un quarto di secolo
Marina Vittone, 47 anni “ma giovanissima dentro”, è capogruppo di Rivarolo Sostenibile da maggio 2014. Ex presidente della Pro Loco, ha deciso dopo 9 anni di lasciare la guida dell’associazione, ma da 24 anni è membro attivo. Negli anni dal ‘94 al ‘98 era già stata in maggioranza come consigliera comunale con delega all’Ambiente. Poi la candidatura a sindaco nel 2014 che l’ha portata in consiglio in opposizione.
Chi è Marina Vittone?
Marina Vittone è una donna che ama il proprio lavoro, che ama coltivare le amicizie e le relazioni personali, che ama moltissimo l’impegno nel pubblico e che ha trovato nell’impegno all’interno dell’associazionismo - che svolgo anche nell’unione Pro Loco a livello sovralocale - uno stimolo per vivere a tutto tondo il territorio. È una donna che fa cose che le piacciono tanto con un sacco di passione e impegno, che ha ottenuto risultati con fatica puntando sempre ad un miglioramento personale.
Come mai sei scesa in campo candidandoti a sindaco?
Ho deciso di impegnarmi a livello personale in un momento storico importantissimo per Rivarolo. La città usciva da un commissariamento che aveva profondamente colpito l’opinione pubblica dal punto di vista umano e morale. Avevo il desiderio di mettermi in gioco per poter fare qualcosa di utile e riportare, in caso di vittoria, la città ad avere di nuovo uno sviluppo e una posizione meritevole agli occhi di tutto il territorio provinciale. Sono stata mossa da un estremo desiderio di fare qualcosa di utile in un momento in cui sentivo che la città, più che in altri momenti storici, ne avesse bisogno.
Come sei cambiata in questi anni di opposizione?
Moltissimo, perché ho potuto vedere la macchina amministrativa da una posizione privilegiata. È stato molto diverso rispetto all’esperienza da giovanissima consigliera di maggioranza che seguiva con fiducia ma anche spirito critico l’azione di governo. In questo caso, infatti, essendo io la capogruppo ho dovuto assumermi fin da subito la responsabilità di dettare una linea politica e delineare il modo di lavorare. Così questa esperienza è diventata positiva, faticosa ma arricchente, molto più che non l’esperienza in maggioranza. In questi anni ho imparato a utilizzare tutti gli strumenti per esercitare un’azione di vigilanza e di controllo sull’attività amministrativa della giunta, ho fatto interrogazioni, mozioni, accessi agli atti. Ho studiato tanto delibere della giunta e del consiglio, ho lavorato tanto sulle materie dell’edilizia, dell’urbanistica, della scuola. Insomma un’esperienza che ho vissuto con grande entusiasmo e impegno. Ho preso molto seriamente l’incarico mettendomi al completo servizio. Credo di avere il record di presenze in consiglio e in commissione, queste ultime sedute tutte convocate per iniziativa della minoranza, segno che da parte della maggioranza non c’è stato un vero intento di confronto. Sono però contenta di aver sempre sollecitato e pungolato, di aver fatto emergere i problemi della città. Sono per fortuna stata molto supportata dal mio gruppo che mi è rimasto vicino, con cui mi trovo regolarmente almeno una volta ogni 15 giorni per preparare gli argomenti. Poi, nel momento del bisogno, ho avuto anche la collaborazione di alcuni professionisti che mi hanno affiancata. È successo, ad esempio, con il Piano Regolatore. Siamo stati l’unico gruppo di minoranza che ha elaborato le proprie osservazioni alla proposta tecnica di variante generale, peraltro senza ottenere ad oggi risposte che non so se riceveremo mai. Adesso però partirà il secondo step, stiamo lavorando a nuove osservazioni di dettaglio da presentare, mentre aspettiamo notizie dalla maggioranza e non le otteniamo. Sappiamo che l’Amministrazione fa tavoli con la Regione, ma non ci relaziona e siamo preccupati, temiamo qualche sorpresa finale. Avevano promesso almeno una commissione al mese, così non è stato.
Come sta amministrando il sindaco Alberto Rostagno?
Si può dire che è il sindaco di un’Amministrazione che sopravvive a se stessa. Per quanto mi riguarda credo abbiano avuto reali difficoltà iniziali, dovute ad una situazione pesante dal punto di vista economico per i debiti fuori bilancio e per le cause aperte e ancora oggi non totalmente chiuse. Ma è mancata la capacità di progettualità, per cui la città non è assolutamente rinata. Rivarolo non rinasce con Rostagno. Trovo manchi proprio la passione, la voglia di fare. Non ho visto iniziative che abbiano posto Rivarolo come soggetto riconosciuto anche dagli altri Comuni per poter avviare progettualità a livello di opere pubbliche, o piuttosto di condivisione a livello turistico. Rivarolo, dal punto di vista commerciale e turistico, è una città piatta che sopravvive solo grazie al volontariato e alle associazioni, il vero motore della città. Peraltro neanche le associazioni sono state tutelate e valorizzate.
Tra Rostagno e Fabrizio Bertot, dovessi votare ad un immaginario balllottaggio, chi sceglieresti? E perché?
Nessuno dei due, anzi. Il messaggio che voglio lanciare ai rivarolesi è: abbiamo visto come ha governato uno e abbiamo visto come ha governato l’altro. Abbiamo delle alternative, spero sinceramente che sceglieranno un’alternativa. È ora di svecchiare questa cittadina con persone che se ne occupino a tempo pieno. Chi amministra Rivarolo deve dedicarsi alle sue problematiche, già solo il dialogo quotidiano con gli uffici richiede ore di lavoro. Serve essere presenti non solo alle inaugurazioni, ai tagli del nastro, alle intitolazioni delle vie cittadine. Serve stare sul territorio, in mezzo alla gente.
Bertot ha annunciato il suo ritorno in campo. L’ha fatto per lanciare la campagna elettorale?
Non lo so, non credo. Anche fosse, è nel suo diritto fare le scelte che ritiene opportune. Non abbiamo nessun timore, non è uno spauracchio. Ci sono alternative valide, è ora di scegliere persone capaci e presenti, che scelgano Rivarolo e non altre realtà sovralocali.
Tu sei un’alternativa valida?
Si potrebbe pensare.
Come candidata a sindaco?
Beh, questo bisognerà vederlo. In questo momento la situazione a livello nazionale è difficile, sono saltati un po’ tutti gli schemi e molto probabilmente gli amministratori che fanno riferimenti a partiti o liste civiche sostenute da partiti, come nel caso di Rivarolo, sono in attesa di vedere cosa succederà. È indubbio possa esserci un risvolto anche a livello locale. Per me invece non è un problema. Ormai sono venuti meno gli ideali e i valori che contraddistinguevano la destra e la sinistra tradizionalmente, il cittadino fa fatica a riconoscersi in una parte politica ben definita, tende a votare le persone. Non è insomma una mia preoccupazione stare ad aspettare che il quadro nazionale diventi chiaro, sono convinta che a Rivarolo serva una lista civica di persone che amano la città, hanno competenza e professionalità.
Insomma, hai intenzione di candidarti a sindaco o no?
È presto per dirlo, bisognerà valutare la situazione. Da parte mia l’entusiasmo e la passione ci sono, ma bisognerà vedere quale sarà la squadra e il programa di interventi. Ci sono tutta una serie di variabili che dovranno realizzarsi affinché la mia candidatura a sindaco si concretizzi. Soprattutto, ci sarà bisogno di sentire una spinta dal basso, da parte dei cittadini. Tra pochi mesi si entrerà nel vivo della campagna elettorale, man mano si scioglieranno le nebbie.
Qual è la prima cosa che faresti nel caso diventassi sindaco?
Riprenderei in mano tutta la situazione relativa ai lavori pubblici e alle manutenzioni, perché credo che l’emergenza più immediata sia un piano di asfaltature per il ripristino delle strade, ma non con i soliti rattoppi. Insomma il primo anno mi concentrerei sulla parte più manutentiva, dale strade all’illuminazione obsoleta da sostituire, venendo incontro alle prime esigenze che i cittadini lamentano. Mi sta poi molto a cuore il tema del riutilizzo della vecchia struttura della scuola elementare di via Roma. Sogno un vero centro polivalente, uno spazio per le associazioni. Tengo anche molto al destino di Villa Vallero, una struttura bellissima dove riporterei la scuola materna. Abbiamo una buona capacità di accendere mutui e potremmo accedere a fondi europei, come ho visto fare in altri Comuni che ho visitato di recente. In provincia di Biella un Comune, in cordata con le associazioni, ha ristrutturato la vecchia scuola elementare facendone un centro polivalente grazie a fondi europei. Se ce l’ha fatta un comune di mille abitanti, può farcela anche Rivarolo.
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