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SALUGGIA. «Combatto l’endometriosi: il 24 marzo sarò alla marcia di sensibilizzazione»

SALUGGIA. «Combatto l’endometriosi: il 24 marzo sarò alla marcia di sensibilizzazione»

SALUGGIA. Solo una donna col tuo stesso problema può capire realmente cosa si prova. Dolori lancinanti e insopportabili alla zona pelvica e lombare, stanchezza, sbalzi d’umore. Potrebbero sembrare normali sintomi che ogni donna prova qualche giorno prima dell’arrivo del ciclo. Ma per lei, Deborah Di Bin, non è. Nel 2005, a 29 anni, età in cui si comincia a pensare di mettere su famiglia, le è stata diagnosticata l’endometriosi, malattia dalle cause ancora sconosciute. Nel corso della sua malattia ha subito due interventi chirurgici: oggi tiene a bada i sintomi grazie ad una pillola. Ha passato un periodo di depressione. Ne è uscita pensato che la sua esperienza poteva essere un esempio per tutte le donne che come lei soffrono della stessa patologia. Certo oggi il suo fisico ha perso la forza di un tempo, ma è felice. E così il prossimo 24 marzo, come ogni anno, sarà a Roma, per la Endometriosis Worldwide March. Insieme ad altre 199 donne accomunate dallo stesso problema parteciperà alla marcia per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema. «La marcia mondiale che si terrà in tutte le capitali del mondo, in Italia ovviamente a Roma il 24 marzo, è fondamentale per far conoscere l’endometriosi, che colpisce una donna su dieci. Per ora abbiamo ottenuto l’esenzione dal pagamento del ticket sanitario, ma non è sufficiente, non copre tutte le stadiazioni, nemmeno tutti gli esami che una donna affetta da endometriosi deve affrontare. La pillola, che è attualmente l’unico farmaco palliativo per stabilizzare la malattia, non è esente quindi c’è ancora tanto da fare». E parlarne è il modo migliore per cominciare a far conoscere la patologia.

«Se ne parla ancora poco - sostiene infatti -. E spesso le diagnosi arrivano troppo tardi. E’ fondamentale che si venga seguite da centri specializzati, i migliori sono Negrar a Verona e a Peschiera del Garda.

è una malattia invalidante e chi convive con “lei”, soffre di dolori e stanchezza cronica,anche se alle persone che ci circondano questo nn sembra. Non è una malattia mortale come il cancro, ma se diagnosticata in ritardo come spesso succede alcune conseguenze potrebbero causarla e purtroppo è già successo. Sarebbe bello poter fare informazione nelle scuole, perché è proprio in quell’età che porrebbe partire il problema e se con il ciclo i dolori sono tali da non permettere la solita quotidianità potrebbe essere il primo campanello d’allarme...».

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