E’ normale per qualsiasi abitante di una qualsiasi zona apprezzare l’ambiente in cui vive. Conoscerlo, valorizzarlo, migliorarlo. Per vivere meglio. Si stabilisce così un rapporto tra persona e ambiente, che poi viene espresso in molti modi, secondo le diverse sensibilità. Cavagnolo e l’abbazia di Santa Fede: un rapporto difficile, con alti e bassi, fiammate di interessamento e periodi di freddezza. Un rapporto in cui sono coinvolti in ordine d'importanza: l'ente proprietario, la soprintendenza che ha posto il vincolo nel 1939, l’amministrazione comunale, quella provinciale e regionale, le associazioni a tutela del patrimonio culturale (storico, artistico, teatrale, ecc... ecc...), le associazioni di valorizzazione del territorio. E ovviamente l’intera popolazione. Con risultati a corrente alternata, legati anche all’utilizzo della struttura adiacente: per molto tempo gestita dai Padri Maristi proprietari, oggi con un passaggio di proprietà dell’abbazia alla diocesi di Casale, tramite la parrocchia di Cavagnolo. Riguardo alla struttura, sono in corso trattative tra i proprietari ed i privati per un uso “sociale” della stessa. Nella scuola elementare di Cavagnolo, l’attenzione a questo gioiello c’è sempre stata. Fin dai primi anni ‘90 è stato realizzato un opuscolo con la storia dell’abbazia, e poi nel tempo è stata tramandata questa attenzione, questa conoscenza del patrimonio storico-artistico del paese ai giovani studenti. Che, diventati grandi, hanno magari approfondito la storia dell’abbazia. Cercando collegamenti, relazioni, documentazione. Un po’ con questo spirito di ricerca e desiderio di stabilire relazioni, una decina di persone residenti a Cavagnolo ha intrapreso un viaggio, organizzato dall’agenzia Kairos Viaggi di Chivasso, al centro della Francia, regione dell’Alvernia, visitando diverse località tra cui la cittadina di Conques. Dove c’è un’abbazia dedicata a Sainte Foy, Santa Fede, martire cristiana del 303 d.C. , molto venerata in Francia, poco conosciuta in Italia, dove il culto per la Santa è stato portato probabilmente proprio dai monaci benedettini che in origine stavano a Conques. Cos’hanno trovato i pellegrini-turisti di Cavagnolo nella cittadina francese? L’accoglienza di frère Jean Regis, sempre disponibile a spiegare ed a illustrare le bellezze della chiesa terminata intorno al 1140: un portale che ha un timpano scolpito con la raffigurazione del Giudizio Universale, e il “Tresor de l’abbaye”. Emozioni profonde durante la visita notturna all’interno della chiesa con i suoi 250 capitelli scolpiti. Annotazioni, nei registri dei padri norbertiani gestori della struttura, in cui si parla espressamente della chiesa di Santa Fede a Cavagnolo. In cui si cita l’appartenenza dell’abbazia in qualità di priorato a Conques, sotto il nome di “prioratus sanctae Fidis de Visterno seu Cavancholio ou Cavanholio”. Ma soprattutto hanno trovato una struttura con una capacità di ospitalità davvero notevole: stanze singole prenotabili per i turisti, cameroni per i pellegrini in transito sulla via di San Giacomo di Compostela, organizzazione ed efficienza. Perché all’estero valorizzano il “poco” (rispetto a noi) e noi non riusciamo a valorizzare il “molto” (rispetto a loro)? Perché a Cavagnolo non si riesce a valorizzare fino in fondo la bellezza dell’abbazia, la sua attrazione turistica e la capacità (potenziale) della struttura adiacente? I proprietari, le istituzioni e le associazioni che hanno a cuore questo gioiello dell’arte romanica, e sono molte, potrebbero verificare un percorso comune, un interesse concreto? Ci sono tante incongruenze nel nostro magnifico paese. Ma doverlo ammettere in continuazione, per i piccoli come per i grandi gioielli della nostra Italia, fa male al cuore oltre che alle risorse dello Stato. Cioè di tutti i cittadini. [caption id="attachment_2894" align="alignleft" width="300"] La delegazione di Cavagnolo a Conques[/caption]
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