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SETTIMO TORINESE. L’EMA a Settimo

SETTIMO TORINESE. L’EMA a Settimo

Londra l’ha sloggiata. I milanesi, poareti, hanno perso il sorteggio. Amsterdam, che l’ha vinto, non ha il condominio adatto. La soluzione, come sempre, siamo noi, Settimo: l’EMA, l’agenzia Europea per il farmaco possiamo metterla qui! Non sono bruscolini, ma miliardi. Qui a Settimo abbiamo tutto: in un batter di ciglia tiriamo su una baracca coi fiocchi a costo zero e con la bella gente che ne deriverebbe, dottori, farmacisti, professori, biologi, daremmo anche una sistematina al bilancio!

L’Agenzia del Farmaco è suddivisa in dipartimenti, vediamo come organizzarli.

Le aspirine al Pirellino, al posto della fabbrica c’è una pista ciclabile tortuosa, se uno non ha mal di testa, gli viene sicuro. Le medicine contro il diabete potremmo metterle alla rotonda di via Regio Parco: dietro la siepe, notoriamente zona di spaccio, potremmo nascondere, oltre ai pusher, gli zuccheri in eccesso e l’insulina. Le cure contro l’Alzheimer starebbero bene in via Roma, vicino alla stazione, così i commercianti smetterebbero di lamentarsi che non se li fila nessuno. L’obesità potremmo curarla correndo su e giù per il nuovissimo cavalcavia di Corso Piemonte, sempre che stia in piedi.

La Farmitalia potrebbe ospitare l’osteoporosi, che in alternativa, andrebbe al campo del Settimo, anche se lì di calcio ne capiscono poco. Le cure per il fumo (a pagamento) toccherebbero al Fluff, vicino a Mezzi Po, dicono che lì l’aria sia buona.  Gli sciroppi per la tosse, secondo me, bisognerebbe piazzarli al laghetto delle Gescal, già torbido del suo e ideale per gettarvi gli scarti senza essere beccati.

Coumadin e antidepressivi starebbero bene alla sede del PD, dove sembra ne abbiano bisogno. Se qualcuno gli fa girare i tubi ci ficcano una papagna sul muso, lo stendono e fanno vedere a tutti chi comanda – e chi comanderà – queste lande.

Cure termali alla Standa, non c’è nemmeno bisogno di fare la buca con la sabbia, i fanghi non mancano, l’aria buona neanche. Le medicine per la pelle davanti al Municipio, tra i banchi del Palazzo dove si alzerà orgogliosa la bandiera tricolore, sempre che qualcuno la lavi. Nella torre medievale, dove un tempo i vigili urbani parcheggiavano le auto, potremmo ficcarci le flebo, i cui rimasugli potremmo versare nella fontana con la meridiana, così la si riempie di qualcosa che non sian cartacce. L’inaugurazione di tutto l’ambaradam toccherebbe alla bella Elena, così siamo sicuri del pienone. Ha rifiutato Roma per Settimo: diamole almeno un’agenzia, non soltanto schiaffoni, anche perché non li merita.

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