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SETTIMO. Primo Levi in mostra

SETTIMO. Primo Levi in mostra

Primo Levi è giunto a Chivasso. Allo scrittore torinese nato nel luglio 1919 e deceduto tragicamente nell’aprile 1987 è dedicata, a Palazzo Einaudi, in piazza d’Armi, una bella mostra dal titolo «I mondi di Primo Levi. Una strenua chiarezza», a cura di Fabio Levi e Peppino Ortoleva. Per originalità, precisione e scrupolo scientifico, l’iniziativa appare destinata a lasciare un segno nel panorama culturale del Chivassese. Sicuramente concorrerà a diffondere la conoscenza dello scrittore, essendo integrata da una serie d’incontri per gli studenti e i cittadini (da segnalare quello di lunedì 27 novembre, alle ore 16, nel Teatrino civico, su «Primo Levi e il lavoro», con Renato Portesi e lo stesso Ortoleva).

Costituita da sessanta pannelli divisi in sei sezioni, già allestita a Torino, Fossoli, Ferrara, Cuneo, Liegi, Milano e Roma (presso il Quirinale), la mostra è promossa dal Centro internazionale di studi Primo Levi. A Chivasso è pervenuta grazie alla locale Università della terza età che si è fortemente adoperata perché fosse allestita in città.

«Primo Levi – spiegano i promotori dell’iniziativa – fu una delle figure più originali nell’ambito della cultura novecentesca, non solo italiana. Con lui prese corpo un’opera letteraria che si caratterizza per lo stile unico, la limpidezza e il rigore. Da lì il titolo della rassegna, “una strenua chiarezza”, che si rifà a un’espressione dello stesso Levi. In sostanza, si tratta di un’opera che attraversa e costruisce una pluralità di vite e di spazi, fra storia e scienza, dimensione dell’infinitamente piccolo e dimensione planetaria».

«La mostra – aggiungono i promotori – si propone come un viaggio nei diversi “mondi” di Primo Levi: dalla testimonianza dura ma pacata del lager e del successivo ritorno alla vita, nel 1945, all’invenzione fantascientifica di universi futuri e paralleli, dal rendiconto divertente e insieme epico di un lavoratore “globale” alla tavola degli elementi». Di questo complesso percorso di vita la mostra propone un quadro ricco e articolato, mediante immagini per lo più inedite, interviste e citazioni dalle opere.

Con «strenua chiarezza», Primo Levi ha raccontato il «mondo capovolto» dei campi di sterminio, attraverso un itinerario di quarant’anni, indagando i recessi più dolorosi e insondabili del ventesimo secolo.

E se l’iniziativa ruota in parte attorno alla realtà disperata del lager, di non minore interesse appaiono gli altri «mondi»: il linguaggio – con le sue straordinarie risorse – e la scrittura, il lavoro di chimico (illustrato grazie a strumenti d’epoca che provengono dal Museo dell’Università di Torino), l’attività manuale e le prove di scultura col filo di rame (proposte per la prima volta al pubblico), l’intreccio fra i numerosi aspetti di una personalità multiforme che i settori della mostra offrono in una successione d’impianto nuovo e originale.

Vale la pena di ricordare, infine, che Levi dedicò una prosa alla cittadina fra il Po e l’Orco. Intitolata «Il gabbiano di Chivasso», uscì sulla rivista «Airone» nel marzo 1987 e amplifica temi già espressi nella poesia «I gabbiani di Settimo» (i mali della civiltà consumistica, il degrado ambientale, l’inquinamento, ecc.). «C’è un mio lontano parente – racconta il loquace pennuto al giornalista – che viveva a Chioggia, e non se la cavava neanche tanto male; ma poi l’acqua si è fatta schiumosa, puzzava di nafta, e il pesce ha cominciato a scarseggiare. Lui e sua moglie allora hanno risalito il Po, tappa per tappa, appunto fino a Chivasso».

La mostra «I mondi di Primo Levi» resterà aperta sino a domenica 17 dicembre. Gli orari sono: mercoledì, giovedì e venerdì, 17 – 19,30; sabato, 16 – 19,30; domenica, 10 – 12 e 16 – 19,30.

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