AGGIORNAMENTI
Cerca
06 Novembre 2017 - 08:56
Municipio di Settimo Torinese
Fratelli coltelli», è una commedia alquanto sgangherata che uscì nelle sale sul finire dello scorso secolo e della quale niente si ricorda se non il titolo o poco più, cioè la storia di due fratellastri che si contendono l’eredità.
Un ossimoro, quello di «fratelli coltelli», utilizzato di recente per definire le dispute interne al Piddì e – in particolare - i rapporti tra i componenti di questo partito e gli ex, quelli che se ne sono andati, i bersaniani o dalemiani come si usa dire adesso.
A giudicare dalle cronache, anche a Settimo si è consumato uno strappo che sembra insanabile. Sembra. Per mesi le testate locali hanno dato conto della disputa, piuttosto bizantina per la verità, tra chi avrebbe cacciato, con il metodo infamante dell’espulsione (il pd), e chi se n’è andato per aderire a un nuovo partito (gli ex appunto).
La conclusione della vicenda è risultata ancora più oscura: l’espulsione è stata revocata (?) sebbene ormai fosse chiaro che nessuno di coloro che n’è stato colpito era interessato a farsi riammettere. È stato solo – diciamo così – una ripicca, tanto per riprendersi il punto. D’altra parte, dopo aver fatto il deserto a sinistra, i «radiati», oggi, si candidano ad essere a sinistra di loro stessi.
Si sono ricreduti sulla vera natura del Piddì o è un puro calcolo elettorale per recuperare i voti della cosiddetta sinistra dispersa? E, soprattutto, veramente litigati con i fratelli di latte? Non si direbbe, visto che né il Piddì locale ha finora chiesto l’allontanamento degli assessori «infedeli» dalla giunta e la revoca del mandato al presidente della Fondazione (anch’egli tra i «radiati»), né i consiglieri che hanno consumato lo strappo hanno chiesto quella che in gergo si definisce la «verifica», vale a dire mettere un po’ di strizza al partito che comanda e al sindaco che dirige la baracca. Curiosamente – quasi non ci credessero nemmeno un po’ a ‘sta diaspora – non risulta che le opposizioni abbiano avviato una benché minima iniziativa per fare chiarezza. E allora? Allora a Settimo c’è già nei fatti quel centro-sinistra (meglio il centro con la sua costola sinistra) che da più parti s’invoca come panacea di tutte le malefatte dei pidini, senza neanche bisogno di andare alle elezioni. Qualcuno fa finta di non averlo capito, qualcuno fa finta di litigare, qualcuno magari litiga davvero. Com’è, come non è, una parola di verità è venuta proprio dal sindaco: inutile che vi agitiate, l’alleato naturale – o meglio – quello preferito dagli elettori pidini è proprio quell’Articolo 1 tanto vituperato. Della serie: il re è nudo e le recenti vicende nazionali potrebbero avere un effetto a valanga, e Settimo non è una repubblica a parte. Che ci si sia incamminati sulla strada giusta nei rapporti tra il centro e la sua costola sinistra si desume dai tentativi dei partiti e dei movimenti costituenti la galassia moderata, riformista e progressista di aggregarsi variamente in vista delle elezioni politiche.
A proposito di stranezze: non vi sembra strano che Bruno Tabacci, ex diccì, ex udicì e con molti altri ex nel suo cursus honorum (certo non uno scatenato descamisado), sia lì a tenere il moccolo all’ex sindaco di Milano, un altro in odore di costola di sinistra del centro?
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.