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SETTIMO. Morire al mercatino

SETTIMO. Morire al mercatino

Mi sembra di poter dire che morire con 51 anni ad un mercatino del baratto a causa di un litigio non vada tanto bene. Eppure Torino non è Kabul, il mercatino circoscrizionale non è la kasbah di Bamako, in via Carcano non c’è un poligono di tiro né vivono i cannibali.

Mi spiace davvero, ma non riesco a metterla sul ridere, qui ne va della pelle della gente. Mi fanno piangere, al contrario, quelli che indicano nel mercatino l’origine di tutti i guai. Quella fiera, come molte altre, è senza dubbio male organizzata, c’è troppa gente da controllare, molti non sono in regola con patenti, permessi, licenze commerciali e via cantando. Ma la colpa non è della sagra, né della circoscrizione o degli immigrati tutti. La colpa della morte del povero Gugliotta è dell’assassino che l’ha ucciso, un delinquente che, oltre a vivere di espedienti - e vabbè - oltre a non avere licenza di vendita alcuna - e vabbè - oltre a essere abusivo in quella specifica piazza - e vabbè - se ne va in giro tenendo in tasca un coltello da venti centimetri di lama che pensa bene di usare dalle parti delle gole altrui.

Un brivido! Quello che è successo al Gugliotta sarebbe potuto accadere a ognuno di noi, ovunque: in coda alle poste, al parcheggio del supermercato, per strada, tra vicini di casa. A chi non è capitato un alterco, chi non si è mai reso protagonista di un litigio? Una cosa, però, sono le male parole o due cazzottoni che non fanno tanto bene ma finiscono lì, altro è una coltellata, o forse più d’una, sembra.

Andiamolo a spiegare, adesso, che a colpire non sono stati tutti i nigeriani d’Italia, andatelo a dire ai controrivoluzionari dell’immigrazione che l’onere di qualsiasi gesto è sempre e soltanto soggettivo e mai di un popolo intero, ovvero, che ognuno è responsabile e se sbaglia paga per quello che fa; andiamolo a raccontare che lo Ius soli non c’entra niente con ‘sta roba qui.

Sui social la rabbia è immensa: pena di morte, sparizione (non espulsione, sparizione!), tutti a casa e alè. In più, e prima di tutto, c’è scappato il morto.

Peggio di così non poteva andare.

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