Il cinema Romano a Torino propone “A Ciambra”, film di Jonas Carpignano, giovane regista di padre italiano e madre afroamericana, cresciuto tra l’Italia e l’America, che ha mantenuto con il nostro paese un legame particolare e lo ha scelto come teatro delle sue prime opere. “A Ciambra” ha già un palmares notevole: primo film prodotto dalla fondazione di Martin Scorsese per i registi emergenti, ha vinto l’Europa Cinemas Label come miglior film europeo al festival di Cannes 2017 e si porta dietro un po’ della nostra Torino: nel 2015 infatti Carpignano partecipò al programma Script&Pitch del Torino Film Lab, il laboratorio che assiste e supporta giovani talenti nello sviluppo di sceneggiature per il cinema e da cui uscì con la storia di “A Ciambra”. Ora si trova proiettato verso l’olimpo della settima arte con la candidatura all’oscar 2018 come miglior film straniero. Con il suo secondo lavoro il regista trentatreenne prosegue la sua esplorazione del sud del mondo. Dopo Mediterranea, storia di un immigrato del Burkina Faso che arriva a Rosarno in Calabria e diventa raccoglitore di arance per poter consegnare alla figlia, rimasta in Africa, un futuro migliore, il regista italoamericano esce con un film che offre uno scorcio nudo e crudo sul mondo dei rom e alza il sipario sulle relazioni tra comunità: tra quella dei nomadi e quella degli africani, tra queste due e quella del popolo ospitante, gli italiani. La Calabria ancora una volta fa da sfondo: nella città di Gioia Tauro c’è la Ciambra, microcosmo rom presentatoci dallo sguardo fresco e disincantato di Pio Amato, protagonista adolescente che deve districarsi tra le vicende della sua famiglia e quelle di un’età che prepara all’ingresso nel mondo adulto. Dopo l’arresto del padre e del fratello Cosimo, Pio deve portare soldi a quel che resta della famiglia e seguire le orme dei famigliari è ineluttabile: Pio si trova così coinvolto in furti, entra in contatto con loschi personaggi, dà fastidio ad un potentato calabrese. E’ un ragazzo sveglio, che guarda il mondo senza i pregiudizi e i filtri dei grandi ma con le insicurezze di un ragazzo di 14 anni; l’amicizia con Koudous, ragazzo della comunità africana, diventa anche conforto. Ma quando Cosimo, ritornato in libertà, proporrà a Pio un colpo ai danni dell’amico africano, a poco varranno le proteste di Pio, sarà l’istinto di sopravvivenza a prevalere. Andare a vedere “A Ciambra” fa bene, non solo per orgoglio nazionale, ma perché è un viaggio dietro le quinte dell’informazione che ci viene somministrata ogni giorno dai media che sapientemente selezionano e propongono soltanto gli aspetti più superficiali della questione migratoria e delle minoranze. Nessuna delle tre comunità è senza peccato, e già questo è un punto di partenza per una convivenza migliore.
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