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02 Ottobre 2017 - 09:50
Quando ero bambino e sentivo in cielo il rumore di un elicottero, mi precipitavo in cortile per vederlo passare, incantato da quella specie di gigantesca libellula. Oggi, quando sento nel cielo di Chivasso il tambureggiare di quelle eliche, mi si accappona la pelle. Un po’ come i moscoviti degli anni trenta che, nel cuore della notte, sentivano sfrecciare in strada le macchine della polizia. Niente da temere, anzi, ma oggi l’elicottero all’alba è indice di maxi operazione anti crimine, testimonia la lotta quotidiana delle forze dell’ordine a tutela della città, la nostra città. Quella dei portici, dove ci sembra passeggino tutti volti noti. Quella dove scambiamo due parole con i nostri vicini, persone tanto per bene. E invece no.
La ndrangheta, i taglieggiatori, la banda dei ladri georgiani. Proprio a Chivasso, proprio da noi. Presto riaprirà l’Università della Legalità. L’aveva voluta Ciuffreda, dedicandole il suo stipendio da Sindaco. Castello, che di professione non fa il primario, verosimilmente non se lo potrà permettere e dunque dovremo sostenerla noi cittadini, con le nostre tasche. Auspichiamo allora che smetta di essere un esclusivo salotto di dibattiti, certo anche interessanti, ma per pochi intimi. Diffondere la cultura della legalità è compito arduo e dalle mille sfaccettature. Si parta pure dalla scuola, ma tenendo il contatto con i ragazzi, con i loro effettivi bisogni, con professionisti capaci di interpretare ed incanalare correttamente il loro spirito adolescenziale, inesorabilmente affascinato dalla trasgressione.
Si promuova la cultura del dovere e non solo dei diritti. Si lavori per collegare il concetto di legalità a quello di sicurezza, rivalutando la figura delle forze dell’ordine, così che smettano di essere beceramente considerati come semplici dispensatori di multe ai cittadini onesti.
Si insegni la cultura della tolleranza, ma si rompa, attraverso fatti concreti, l’ idea che esistano reati di serie A ed altri di serie B che tutto sommato si possono tollerare, perché tutti, ma proprio tutti i cittadini sono uguali. Sarà dura in una società in cui ai bambini è permesso tutto perché prima sono solo bambini, poi sono solo ragazzi, poi adulti furboni ed infine vecchietti rompiscatole. Ma certo che è bello sognare all’alba di un mondo in cui il frullìo delle pale di un elicottero torni a richiamarci in mente solo e soltanto l’idea di una gigantesca libellula, libera nei cieli della nostra Città.
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