Non avrebbero certo potuto passare inosservate le notizie diffuse a mezzo stampa di una sala giochi operativa in alcuni locali di proprietà di un parente dell'assessore Giulia Mazzoli. La domanda è: con che faccia un'amministrazione comunale si lancia in una battaglia contro il gioco d'azzardo se poi, disinvoltamente, un esponente della giunta, o un suo stretto parente, fa quel che gli pare? Con un'interrogazione presentata dal Pdl se ne è così parlato anche l'altra sera, ad un Consiglio comunale convocato tra le altre cose per discutere ed approvare alcune variazioni di bilancio. A difendere la Mazzoli ci ha provato, ma neppure poi così tanto, il sindaco Libero Ciuffreda. E come uno che non sa che pesci pigliare e neppure che cavolaccio dire, l'ha presa molto alla lontana, cominciando con l'elencare tutte le cose che la sua amministrazione ha già fatto sull'etica e per la legalità. Per esempio con i corsi di formazioni ai dipendenti pubblici e nelle scuole. Per esempio con l'adesione a “Avviso pubblico”. Per esempio e non in ultima con l'approvazione di un pezzo del decalogo della legalità (L10). Ora c'è da dire una cosa. Sarà che dal nostro osservatorio le idee ce le abbiamo un po' più chiare, ma di tutto quel che parla Ciuffreda, non è che da altre parti, anche qui vicino a noi, non se ne fa nulla. A Ivrea, Settimo Torinese, Cuorgnè (solo per citare i comuni più grossi) negli scorsi mesi, sono state approvate le stesse identiche cose e in alcuni casi come ad Ivrea, sul gioco d'azzardo, ci si sta addirittura muovendo con modifiche sostanziali al piano regolatore. Dunque, tutta fuffa? Sì! La solita fuffa di un sindaco che ad ogni occasione tenta disperamente di dimostrare di essere diverso, ma che a ben vedere sta facendo le cose che vanno più di moda oggi. Come dire che, con l'aria che tira, le avrebbe fatte qualsiasi altro sindaco al posto suo e non avremo certo avuto bisogno di prendere il fuoriclasse che dice di essere. Bene! E su Mazzoli? “Non c'è conflitto d'interessi” ha sinteticamente detto in coda al solito "sermone", facendo finta di non capire (e se non avesse davvero capito sarebbe un dramma) che il problema non è l'incompatibilità ma l'inoppurtunità. E infatti. “Mai parlato di incombatibilità...”, si è subito fatto avanti Adriano Pasteris, stufo di sentire parlare di “etica” e non di “priorità”e “tutte le volte” con un sindaco che tenta di marcare bene la differenza tra il centrosinistra e il centrodestra che lo ha preceduto. “Nessuno può ergersi a garante dell'interpretazione di un codice etico. Non siete stati unti da Dio e io confermo il mio pensiero. La situazione resta inopportuna...”. Sullo sfondo oltre al caso Mazzoli, c’è poi anche la delega per gli affari sociali ad Annalisa De Col, impiegata al centro per l'impiego. Una sorta di ufficio di collocamento h24, un po’ a Palazzo Einaudi e un po’ a Palazzo Santa Chiara, con i richiedenti che fanno la spola... Ooplaà...
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