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30 Agosto 2017 - 07:17
L’amministrazione di Rondissone può anche essere favorevole all’impianto per la produzione di biometano presentato dalla società Ferplant. Ma non può trascurare i tanti aspetti critici del progetto individuati dai tecnici di Città Metropolitana. Tutti illustrati nel verbale della conferenza dei servizi del 12 giugno.
Per il Comune di Rondissone non erano presenti né il sindaco né l’assessore all’ambiente né un consigliere delegato: solo il tecnico comunale Pierpaolo Crosa e lo sconosciuto Anteo Massone. Erano più rappresentati i due Comuni confinanti: per Verolengo c’era l’assessore Claudio Casarin, assistito dal tecnico comunale Gian Paolo Albano, e per Torrazza il sindaco Massimo Rozzino.
Come emerge dal verbale, e per fare un solo esempio, la società non sa ancora a chi venderà il biometano.
Il rappresentante di 2i Rete Gas mette le mani avanti: con la portata attuale la propria rete non potrà assorbire continuativamente tutto il metano che Ferplant si propone di produrre.
Il resto a chi sarà venduto e come sarà trasportato?
La società propone di caricarlo su carri bombolai. Ma Città Metropolitana avverte che l’uso dei carri bombolai è accettabile solo in una fase iniziale, perché far circolare camion pieni di gas “non è una soluzione ottimale dal punto di vista ambientale”.
Dopo una dettagliata analisi del progetto, il tecnico di CMTO Raffella Martini trae le conclusioni.
“La documentazione progettuale trasmessa è priva di alcuni elaborati indispensabili a descrivere gli impianti e le apparecchiature (ad esempio manca una pianta e un prospetto dei digestori). Nonostante sia evidente lo sforzo del proponente nel rendere organico e sintetico un progetto per un impianto complesso come quello proposto, sono presenti numerosi refusi (di calcolo, ripetizioni di paragrafi, frasi tronche) ed errori di valutazione che, se non adeguatamente affrontati e risolti già in fase progettuale, potrebbero avere delle ripercussioni sulle prestazioni dell’impianto in fase di esercizio, con particolare riferimento alla gestione delle molestie odorigene che, ovviamente, è l’aspetto che preoccupa e condiziona maggiormente le istruttorie di impianti di questo genere”.
Per Massimo Rozzino sono proprio le molestie odorigene a preoccupare la cittadinanza, anche perché “in altre situazioni si è verificato che gli odori tendono a propagarsi maggiormente verso il territorio di Torrazza”.
Rozzino ha chiesto inoltre precisazioni riguardo “al ciclo delle acque reflue e quelle di prima e seconda pioggia”: anche Città Metropolitana e SMAT hanno domandato a Ferplant di precisare meglio dove saranno convogliate le acque in uscita dall’impianto.
Infine il sindaco di Torrazza ha chiesto se si è tenuto conto “del rischio esplosioni e incendi” e se sono stati presi in esame “scenari estremi in termini di rischio e se sia stato chiesto parere ai Vigili del Fuoco” (che erano assenti).
Per Verolengo il tecnico Gian Paolo Albano ha osservato che il territorio comunale è già circondato da siti impattanti e che il nuovo impianto verrebbe a trovarsi a poche centinaia di metri dalle prime case del suo Comune.
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