Gianni Pipino, ex segretario del Partito Democratico
S'infiamma, proprio nell’ultima settimana, la campagna elettorale di Chivasso. A gettare benzina sul fuoco uno che, avendolo conosciuto in questi cinque anni da consigliere comunale, sinora s’è sempre esercitato più nel ruolo di pompiere che in quello di incendiario. Sentite un po’ qua. Domenica sera Gianni Pipino, consigliere uscente e candidato del Pd alle elezioni amministrative dell’11 giugno, ha postato su fb un pensiero che immediatamente ha scatenato commenti e like. Nell’epoca dei social network la campagna elettorale si fa anche così. Amen. E le “voci” che scuotono le campagne elettorali e che un tempo magari correvano solo sotto i portici di via Torino, oggi piombano nell’etere con il peso dei macigni. “Continuo a sentire voci di candidati Sindaco (a dire il vero solo uno) - inforca nel suo post Pipino, scagliando la pietra - che promettono posti di lavoro al Bennet e che si fanno consegnare i curricula per “facilitare” le pratiche. Spero che la “vox populi” non sia vera non solo perchè si tratta di un reato penale (voto di scambio), ma soprattutto perchè fa leva in modo spregevole sul drammatico bisogno di lavoro che c’è in molte famiglie”. Apriti cielo. Colui che avrebbe voluto presentare le liste un mese prima della scadenza legislativa dei termini, così da sgomberare il campo su candidature “sospette”, si butta su di un altro tema scottante. Il voto di scambio. Quello, per intenderci, per cui il Ministero dell’Interno aveva avviato un indagine che avrebbe potuto portare allo scioglimento del Comune di Chivasso dopo i fatti di Minotauro e, successivamente, Colpo di Coda. “Ovviamente qualora avessi informazioni certe in merito non tarderei un minuto a sporgere denuncia - assicura ancora Pipino -. Invito però tutti a non credere a queste promesse. Oggi in modo particolare, dopo l’accordo quadro tra Bennet e Amministrazione che prevede il ricorso all’Ufficio di Collocamento, è una vera e propria presa in giro”. Il post ha ovviamente scatenato un fiume di reazioni. C’è chi plaude al coraggio del consigliere e chi, invece, contesta il fatto che non si facciano nomi e cognomi e che, anziché denunciare su facebook, sarebbe stato più opportuno farlo alla stazione dei carabinieri di via XXIV Maggio. “Lo so bene, ma non basta dire “mi han detto”. Come dicevo, qualora avessi un dato certo non tarderei un minuto. Purtroppo a Chivasso è una pratica antica. Una volta giravano anche i buoni benzina...”, una delle risposte di Pipino a chi lo invita ad andare dai carabinieri...
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