Brutti, sporchi e cattivi. Parafrasando il film del 1976 diretto da Ettore Scola e interpretato dal mitico Nino Manfredi, non ci viene sintesi migliore per riassumere il giudizio dei chivassesi sui murales del “Paolo Rava”. Et voilà, eccoli qua i graffiti che l’amministrazione di Libero Ciuffreda ha commissionato, e pagato, sui circa duecento metri di muro, pitturato di blu, che delimitano il campo sportivo all’ingresso della città. I disegni sono “forti”, quasi “pulp”. Lo stile è quello dei fumetti. Ci sono un pugno che squarcia un gruppo di palazzi. Il busto mutilato di una donna con una mano che l’afferra. Un corpo femminile tagliato a metà all’altezza del basso ventre. Un altro ventre di donna sezionato. Un’aragosta gigante con in testa una maschera antigas. Il volto tumefatto di un uomo con sotto la scritta “Young till i die” (fino a quando morirò). Maradona di Messico ‘86 e... E ci fermiamo qui, perché gli altri disegni non abbiamo capito cosa rappresentino. Il problema sta proprio qui: nel significato che s’è voluto dare ad un’opera senz’altro stilisticamente e qualitativamente di valore - l’aragosta, su tutti - ma che, vista nel suo complesso, non rende. Non s’intravede un filo logico, nè si capisce quale sia il messaggio che si vuole veicolare. “Lo stile dei fumetti - ci spiega un esperto in materia - ha una caratteristica: l’immediatezza del messaggio che si vuole far arrivare a chi osserva il murale. Le opere non devono essere complicate”. Bene: lo scopo, con i murales del Paolo Rava, non è stato raggiunto. Che cosa rappresentano? Che c’azzeccano con il contesto urbano in cui si vanno ad inserire? Eccolo qui, un altro problema. Sì, perché se i murales di norma sorgono là dove c’è un’area degradata, non si capisce quale sia lo spirito che guida queste opere che s’inseriscono in un contesto dove c’è un campo sportivo, il parco verde del Bricel, campi coltivati, il Po, la collina sullo sfondo. Senza pretendere un’opera d’arte, forse l’amministrazione Ciuffreda che, lo ricordiamo, per questi ed altri murales realizzati in piazza Del Castello e in via Paleologi ha investito dieci mila euro del bilancio comunale, avrebbe potuto suggerire e pretendere disegni più sobri nello stile dell’artista e writer inglese Banksy. Suggeriamo, al sindaco Ciuffreda e all’assessore Massimo Corcione che ha seguito la realizzazione delle opere, di farsi un giro su Google per vedere a quali murales ci riferiamo. Certo, ormai è tardi, ma tant’è... La sensazione, comunque, a sentire anche i pareri dei candidati a sindaco della città, è che i murales di via Po non avranno vita lunga.
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