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07 Febbraio 2017 - 14:39
Procedono spediti i lavori di demolizione dell’ex-conceria di Pont, cominciati tre settimane fa.
Sabato 4 febbraio, a distanza di venti giorni dal loro inizio, l’edificio del lato nord era stato completamente distrutto ed era iniziato l’abbattimento del fabbricato perpendicolare, che divide in due porzioni la proprietà e si affaccia col lato corto sulla strada: fabbricato che pareva avere due piani ed invece ne ha tre, di cui uno seminterrato.
Curiosando attraverso i fori della rete di protezione si scoprono infatti particolari inediti ma ci si pongono anche delle domande: si stanno riempiendo con le macerie i locali sotterranei nei quali venivano effettuate le operazioni di concia? Così parrebbe ma è corretto che si proceda tanto sbrigativamente e senza monitoraggio alcuno?
Chi non è di Pont o è troppo giovane per sapere che quegli edifici fatiscenti ospitavano uno stabilimento industriale, passando lì davanti esclama soddisfatto: “Finalmente li demoliscono!”.
Chi invece si ricorda quali lavorazioni venissero effettuate in quel sito si chiede se non occorrerebbe bonificarlo e comunque effettuare delle analisi prima di ricoprire tutto con uno strato di cemento.
Quanti sono stati ragazzini quando ancora la conceria era in funzione ricordano che uno dei loro giochi preferiti era quello di insinuarsi clandestinamente nei locali di lavorazione, finché gli addetti non li sorprendevano e li cacciavano: “Allora non avevamo le “play-station” e soddisfacevamo così la voglia di trasgressione. Era un brutto posto ma ci incuriosiva, così grande com’era e situato sottoterra. Si estendeva anche sotto la strada, fino al Soana”.
La maggior parte dei pontesi sembra convinta che lì sorgerà un’area verde e storce il naso quando sente parlare di parcheggio: “Un altro? Ne servirebbero in centro. C’è già quello del salone polifunzionale, che è sempre vuoto”.
Pressoché inutile nelle giornate normali, il parcheggio citato risulta del tutto insufficiente in caso di manifestazioni ma supplisce l’area-camper, che ormai è stata declassata ad area di sosta per le grandi occasioni.
Ironia e disappunto suscita invece la probabilità che, nella parte più elevata di quella che era la proprietà Bertoldo, si possa avviare una speculazione immobiliare.
Chi ne conosce le caratteristiche scoppia a ridere: “Costruire lì sopra? Ma se è tutto un <mujass>!”.
Il termine dialettale utilizzato (sebbene probabilmente trascritto qui con una grafia errata) è inequivocabile nel significato: indica un terreno dal pessimo drenaggio, nel quale l’acqua affiora e ristagna costantemente in superficie. Eppure – se sono vere le voci che circolano in paese – quel terreno avrebbe già trovato un estimatore e sarebbe quindi passato di mano.
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