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PONT CANAVESE. Quei consigli comunali lunghi di “non discussione”

PONT CANAVESE. Quei consigli comunali lunghi di “non discussione”

I consigli comunali dovrebbero essere un luogo privilegiato di confronto e di discussione. 

Utilizzare questo termine,  quando ci si riferisce a quello di Pont  (e di molte altre località della zona…) è in realtà improprio. Discutere vuol dire infatti confrontarsi e scontrarsi, anche duramente ma in modo franco e leale, su questioni sostanziali: significa prendere posizione. Nei vecchi consigli pre- Riforma Bassanini era prassi consolidata e diritto riconosciuto che ciascuno  si esprimesse, si schierasse, anche  contro i suoi stessi compagni di partito: i provvedimenti non venivano approvati o bocciati automaticamente come oggi. Nei paesi più piccoli si finiva spesso per degenerare nel bisticcio, perdendo  decine di minuti a litigare su questioni del tutto secondarie  ma meglio, dieci volte meglio, quei litigi da comari piuttosto del nulla attuale. 

Oggi che nei consigli siedono persone molto più colte, che viaggiano, si spostano, hanno contatti con il mondo, nulla di tutto questo avviene più. Le minoranze non contano e le maggioranze sono composte da individui silenti, che non si sognerebbero  mai di esprimere un’opinione autonoma e che forse – cosa ancora più terribile – di opinioni non ne hanno proprio. Quando aprono bocca (preferibilmente a seduta terminata) è solo per insultare con astio gli avversari, non per attaccare le loro posizioni in modo motivato ed articolato. Dal confronto di idee si è passati alla rissa verbale. Un segno dei tempi, certamente, ma è un brutto segnale.

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