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LOCANA. Crescita contro declino. La soluzione?

LOCANA. Crescita contro declino. La soluzione?

Municipio locana

Grande affollamento di amministratori , associazioni del territorio e cittadini, al convegno organizzato a Rosone sabato 26 novembre per comunicare i risultati della ricerca “Crescita contro Declino” effettuata dall’Ires “Lucia Morosini” per conto della CGIL e dello SPI (il Sindacato Pensionati della stessa CGIL). 

Si tratta di  uno studio dettagliato sulla situazione delle “Aree Interne” in Piemonte, in questo caso di Canavese Occidentale e Valchiusella, i cui primi risultati erano stati presentati  a Pont nello scorso mese di giugno. La segretaria organizzativa della Camera del Lavoro di Torino Costanza Vecera ha spiegato: “Abbiamo voluto partire dall’analisi ponendoci degli obiettivi: cercare di individuare bisogni ed istanze della popolazione per capire in quali modi sia possibile migliorarne le condizioni di vita. Grazie ai volontari dello SPI, affiancati da giovani  del territorio, abbiamo consegnato 460 questionari”. Ha poi aggiunto: “Parliamo di Declino non da oggi in queste zone, che ancora vent’anni fa rappresentavano un punto di riferimento dal punto di vista produttivo. La nostra prima analisi su questo tema risale al periodo 2004-2006, quindi prima della crisi: veniamo spesso accusati di essere delle Cassandre ma poi i fatti ci danno ragione. Il Lavoro è centrale: senza questo ci può essere Sviluppo ma non si argina il Declino. In un mondo globalizzato è necessario aumentare i legami con il territorio e, dove le situazioni di crisi diventano irreversibili, immaginare nuovi scenari  e nuovi sbocchi”.

Crescita contro declino

Il rapporto è stato illustrato da Francesco Montemurro, direttore dell’IRES “Lucia Morosini”, che ha spiegato come le indagini si siano basate su tre parametri principali: Isolamento, Marginalità, Vitalità Istituzionale dei 50 comuni esaminati. Questi  centri risultano  poco popolati, distanti dai Poli Territoriali di Attrazione (Cuorgnè, Castellamonte, Rivarolo per l’Alto Canavese ed Ivrea per la Valchiusella), mal collegati con essi. Soffrono  di un declino demografico superiore a quello di altre Aree Interne e sono stati interessati negli ultimi anni da un elevato tasso di emigrazione, soprattutto fra i giovani. 

La situazione produttiva è negativa non solo nel settore industriale, prevalentemente manifatturiero: il declino delle imprese esistenti non viene compensato dallo sviluppo di altri tipi di produzione. Anche l’Agricoltura ristagna (su 100 assunzioni, solo 2 riguardano questo settore) e, se negli ultimi vent’anni  i boschi sono cresciuti del 20%, è perché le attività agricole sono state abbandonate ed è venuta meno la  manutenzione del territorio. Nel Turismo le imprese sono aumentate ma restano di dimensioni molto piccole, sono sparse e senza legami di filiera.

La frammentazione amministrativa è elevata, le Unioni di Comuni decollano con difficoltà  e finiscono per gestire un numero ridotto di servizi; molta parte della spesa corrente serve ai Comuni per autofinanziarsi ed è scarsa la capacità di attrarre Trasferimenti di Fondi dalla Regione. 

Nel campo dell’Assistenza, la concentrazione dei presidi sanitari provoca una diminuzione dei servizi proprio dove risulta più accentuato l’invecchiamento della popolazione, il 30% della quale incontra serie difficoltà nell’accedere ai principali servizi pubblici e commerciali.

L’IRES avanza delle proposte e chiede “un accordo fra istituzioni ed associazioni del territorio per fare una forte sinergia”. Dal punto di vista amministrativo: puntare sull’aggregazione dei Comuni (Unioni) e sulle Fusioni. In campo sanitario: distinguere la gestione delle emergenze (che deve garantire tempi rapidi anche nelle zone periferiche) da quella dei servizi diagnostici, puntando sui più agili e meno costosi presidi sanitari territoriali quali le “Case della Salute”, i centri polifunzionali, i servizi sanitari mobili, l’assistenza domiciliare e la telemedicina. Per la mobilità territoriale: individuare nuovi modelli di trasporto, come i Servizi a Chiamata ed i “Taxi sociali”. Nel settore delle Attività Produttive: valorizzare le risorse idriche, creando una filiera finora inesistente e cercando sconti  per le aziende di stampaggio che sono energivore. In campo forestale ed agricolo: sviluppare le associazioni forestali, che consentono di gestire in modo omogeneo terreni troppo parcellizzati, creando possibilità di lavoro associate alla manutenzione del territorio ed alla creazione di un’Economia circolare. Il turismo infine dovrebbe puntare sulle attrattive paesaggistiche e sui prodotti locali di qualità, coinvolgendo attori pubblici e privati in maniera integrata.

Gli interventi

Il dibattito è stato ampio  e le posizioni variegate. Secondo Cristina Ghiringhello, vicepresidente di Confindustria Canavese: “Il nostro è un territorio di sani principi e di lavoro ma manca un po’ di spirito imprenditoriale”. Claudio Stacchini, segretario della CGIL Piemonte, ha incalzato: “Il Distretto dello Stampaggio, che citiamo sempre, esiste nei fatti ma non è registrato da nessuna parte!”

I sindaci di Rivarolo Rostagno e di Cuorgnè Pezzetto sono invece convinti che non manchino le idee ed i progetti ma “i riferimenti istituzionali e le infrastrutture” (Rostagno) nonché “trasporti adeguati - ora vogliono chiuderci la ferrovia! - facilitazioni energetiche e  sostegno del mondo finanziario” (Pezzetto). Alfredo Ghella, segretario dello SPI di Cuorgnè, ha ricordato: “Già nel 1980 chiedevamo la riduzione dei costi dell’energia per lo Stampaggio, che è un settore in cui questi consumi incidono tantissimo”.

 Il tema dell’Energia e quindi dell’Acqua sta molto a cuore ai sindaci della montagna. Quello di Locana non ha rinunciato a punzecchiare i vertici IREN sul diritto di veder tornare indietro sotto forma di introiti economici e di servizi per il territorio ciò che la Pianura riceve ma la risposta dell’amministratore delegato Bergesio è stata deludente: “Il problema della sostenibilità finanziaria è fondamentale!”. 

Il sindaco di Frassinetto Marco Bonatto Marchello è convinto che non si possa più “vivere solo di Industria: sappiamo tutti quanto l’indotto manifatturiero sia in calo. Occorre puntare sull’Acqua, sull’Agricoltura, sul Turismo ed il Turismo va legato ai termini Sostenibilità, Ambiente, Agricoltura. Certo occorrerebbe il coraggio di investire grandi cifre nel settore agricolo, come si è fatto altrove”. Il presidente del Parco Nazionale Gran Paradiso Italo Cerise guarda ovviamente in direzione analoga:  “Le presenze nel Parco, fra maggio ed ottobre, sono state 600.000, un terzo delle quali sul versante piemontese”. 

Il segretario dello SPI Piemonte Borgna ha invitato ad essere propositivi: “Nel cuneese (la mia terra) abbiamo valorizzato di tutto: la rapa, il porro, la zucca, le lumache… E questo ha portato lavoro, occupazione, fiere e turismo. Perché non vi consociate per valorizzare i prodotti locali?”.

Una strada finora poco battuta è quella indicata dal vice-sindaco di Rivarolo Edo Gaetano: “Siamo abituati  a considerare il Welfare e la Sanità come un costo ma proviamo  a capovolgere il punto di vista: in molti centri  i servizi socio-assistenziali rappresentano  la realtà economica più importante, che dà servizi e lavoro”.

Stacchini però ha ammonito: “Si dice che la manifattura sia finita? Non facciamo l’errore di crederlo!”

I piccoli Comuni

Un nodo fondamentale, che ritorna  sempre in questo genere di discussioni, è quello della contrapposizione fra abitanti ed amministratori dei piccoli centri montani (che difendono la propria autonomia)e la visione apparentemente più aperta ed ampia di chi ha come riferimento le grandi e grandissime realtà urbane. E’ uno scontro fra modernità e conservazione? Sarebbe sbagliato cavarsela con quest’analisi sbrigativa. L’invocazione  del sindaco di Frassinetto “Non toglietemi il campanile!” ha implicazioni profonde, che chi vive lontano da quelle zone spesso non è in grado di capire. Mantenere l’autonomia amministrativa, per i paesi di montagna, non è solo una rassicurazione emotiva, è la consapevolezza dei rischi cui si va incontro quando si decidono accorpamenti e fusioni fra diseguali: il più debole soccombe. 

Su questo punto qualcuno tende la mano. Gianfranco Morgando “Occorre mettere insieme competenza, professionalità, risorse, senza cancellare le identità locali”. 

Pier Mario Borgna, segretario generale dello SPI Piemonte: “Non direi che non vogliamo più i campanili ma fare le Unioni dei Comuni, così contiamo di più”. 

Sul fallimento delle Unioni così come sono state concepite quasi nessuno ha dubbi. Solo Marco Bussone, vicepresidente dell’UNCEM, le difende: “ Non è vero che non funzionano ma ha prevalso la frammentazione”.

Bruno Mattiet ha invece esclamato senza peli sulla lingua: “Il disfacimento delle Comunità Montane non l’hanno voluto i sindaci ma una legge scellerata. Ed i <nostri>, quando hanno preso in mano il governo della Regione, non hanno avuto il coraggio di dire No”. Gli ha replicato l’assessore regionale Pentenero: “Se ci fossimo stati noi, avremmo fatto sicuramente una legge differente  ma non si può cambiare tutto ogni volta che si cambia legislatura”. Giusto ma non sempre: quando le leggi sono un disastro forse le si potrebbe anche cancellare…  

Quanto alla Città Metropolitana, che sia indifferente ai problemi dei piccoli centri lo si è visto nell’assenza totale al convegno (e più di un amministratore se ne è rammaricato). Era prevedibile che la presidente Appendino (così come il presidente della Regione Chiamparino)non si sarebbe potuta recare quel giorno a Rosone, dovendosi occupare delle conseguenze dell’alluvione. Tuttavia per la Regione è intervenuta l’assessore al Lavoro Pentenero mentre la Città Metropolitana non ha mandato nessuno.

Presenti e assenti

Tra le presenze annunciate al convegno di Rosone vi erano quelle del presidente della Regione Chiamparino e della presidente della Città Metropolitana (ancorché sindaco di Torino) Chiara Appendino. Visti gli eventi alluvionali dei giorni precedenti  era prevedibile che non sarebbero intervenuti di persona ma che avrebbero delegato dei loro rappresentanti. La Regione lo ha fatto, con il consulente Carlo Chiama e l’assessore al Lavoro Gianna Pentenero; la Città Metropolitana no, attirandosi le critiche dei presenti. 

Gianna Pentenero ha sostenuto che “il Diritto Amministrativo dovrebbe essere diversificato per le diverse aree: quelle Interne  sono svantaggiate e non possono competere con  le zone più favorite; è necessario introdurre dei correttivi. Serve una programmazione che abbia dei fini precisi e che coinvolga i livelli nazionale, regionale e territoriale”.

Sul tema “Crescita contro Declino” l’assessore non ha  dovuto improvvisare: “Mi gestisco  le situazioni più crudeli  e complesse e se penso a certe aziende del territorio… Di fronte alle crisi, non  dobbiamo domandarci cosa possiamo salvare ma piuttosto: cosa possiamo ricominciare a fare in questi grandi spazi vuoti? Quali attività possiamo portare? Qui c’è un problema che riguarda la classe imprenditoriale. La richiesta che spesso rivolgo agli imprenditori è questa: < Datemi una mano a trovare imprenditori che sappiano fare il loro mestiere, che sappiano investire in modo corretto ed onesto nei nostri territori!>. Penso all’ultima, drammatica esperienza che ho vissuto: quella della Sandretto di Pont. Non può più andar bene tutto…  Bisogna scegliere fra progetti che portano da qualche parte  e progetti che non portano da nessuna parte, concentrarci in una serie di direzioni altrimenti rischiamo la dispersione”. Vale anche per la defiscalizzazione invocata da alcuni: “Non possiamo defiscalizzare tutto, bisogna chiedersi in quali settori  valga la pena farlo”.”

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