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INGRA. Che bello il Natale

INGRA. Che bello il Natale

Come d’abitudine, il secondo sabato di dicembre si è tenuto ad Ingria il Mercatino Natalizio Francoprovenzale, organizzato dall’Effepi e dal Comune. E’ sostanzialmente la versione invernale di quello che si svolge nella prima metà di agosto e, come in quell’occasione, a caratterizzarlo è la presenza di artigiani e di agricoltori locali: che si tratti di prodotti alimentari o di oggetti in stoffa, li accomuna la genuinità e la specificità. I piccoli oggetti, utili o dilettevoli, proposti dagli artigiani, somigliano nella tipologia ai tanti che si trovano in questo periodo in mercati e supermercati ma sono diversi da quelli perché creati con cura e con passione, dando libero sfogo alla fantasia ed utilizzando materiali naturali, magari di recupero: il che li rende anche più interessanti. Che si acquisti un sacchetto portapane, un astuccio, un paraspifferi, un  mini-presepio di ceramica o un libro sulla cultura francoprovenzale, si sa che difficilmente ne riceveremo in regalo uno uguale e questo non è cosa da poco in una società massificata e nella quale si possono acquistare i medesimi prodotti a migliaia di chilometri di distanza…

Ad allietare il pomeriggio, due begli asinelli per portare a passeggio i bambini nelle vie del paese e due presenze musicali diversificate ma complementari: il coro femminile delle “Gruje”, che si è esibito in chiesa, durante la messa delle 18, e gli zampognari, che sono andati in giro per le vie del paese diffondendo i suoni magici dei loro antichi strumenti. Poco importa, in questo caso, che non abbiano a che fare con le tradizioni locali: hanno a che fare  - e molto – col Natale. Il trio di musicisti prende il nome di “Zampognari del Piemonte” e si ispira alle tradizioni molisane: lo compongono Nino Carriglio (zampogna), Francesco Viscomi (ciaramella) e Gianni D’Angelo (tamburo zampognaro). Gli abiti tradizionali (la larga mantella nera, il cappello a tesa larga, la fasce intorno alle gambe; mancano solo le ciocie ai piedi, inadatte al clima alpino) già di per sé richiamano  l’immagine del Natale: il Natale povero dei villaggi contadini, con le stradine  strette e ciottolose e le rustiche case. I loro strumenti – la zampogna ma persino di più le ciaramelle, il cui nome rimanda ad una delle più belle poesie di Pascoli – trasudano fascino, con i  loro  suoni arcaici e struggenti. Va detto che la zampogna - una pelle di pecora svuotata che mantiene la forma del corpo dell’animale - ha un aspetto un po’raccappricciante … anche questo, però,  contribuisce a ricordarci quanto sia antica la storia dello strumento. 

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