L'assessore che non c'è è Ettore Scisci. Senza neanche un comunicato ufficiale, sul sito del Comune di Venaria, la sua foto è sparita dall'album di famiglia degli ormai ex-colleghi di Giunta. E già questo dà la misura dello stile che contraddistingue questa Amministrazione, solita sperticarsi in comunicati stampa per promuovere se stessa ma questa volta rimasta senza parole. Poche quelle del sindaco mezzo stampa: “Dopo un anno e mezzo è arrivato il momento di riorganizzare alcune deleghe, …. Scisci andava bene all'inizio del mandato, quando bisognava lavorare sull'ordinario. Oggi, però, bisogna portare avanti temi innovativi, legati ad esempio allo smaltimento dei rifiuti: e per questo ci serve un’altra persona … è arrivato il momento di passare all'operatività”. Frasi a tratti incomprensibili, quasi di circostanza che non convincono lo stesso Scisci: “Io non avrei mai lasciato il posto ma il sindaco è lui e io non ho potuto fare altro che accettare la sua scelta … per questioni personali, Falcone ha deciso di mandarmi via…. io ho ribadito più volte a Falcone che si stavano destinando troppe risorse agli eventi, a discapito delle questioni importanti. E lui si è risentito. Il compito di un assessore, però, non è assecondare in tutto e per tutto il sindaco, semmai un assessore competente nella sua delega deve portare il suo contributo talvolta anche critico… ci sono alcuni progetti e alcuni lavori che vanno fatti anche se non portano voti …. E poi trovo sbagliato mettere in competizione i componenti della giunta, che invece dovrebbero essere coesi”. Insomma, il copione è quasi simile a quanto accaduto con il membro del Collegio dei Fondatori, De Biase, questione liquidata troppo in fretta, con l’esigenza di parlarne il meno possibile. Breve riassunto per gli smemorati: la signora De Biase all’inizio del suo mandato sostenne il sindaco (era espressione della maggioranza consiliare). Ma col passare del tempo si accorse che le cose andava dicendo l’altro consigliere del Collegio, Puonzo (espressione della minoranza) erano fondate. E dopo molte sedute, in cui veniva trattata al pari di Scisci (una rompiballe), decise di votare contro il Sindaco, motivando la sua scelta, denunciando che si stavano facendo cose non in linea con i dettami dello statuto ed anche con i principi del Movimento, nei quali lei credeva. Primo su tutti, la trasparenza, nel caso di specie finita in soffitta. Per tutta risposta, il sindaco, per evitare imbarazzi nell’audizione che avrebbe dovuto esserci in Commissione Cultura, le suggerì di dimettersi. I Consiglieri comunali che la sostenevano (le sue ragioni erano macroscopiche ed oggettive), la abbandonarono, perché i parlamentari stellati corsero in soccorso del sindaco a serrare i ranghi. Lei, per i suoi principi e per le ragioni (giuste) che portò avanti, ci rimise il posto. Basta leggere i verbali del Collegio dei Fondatori. Ora, pare che la storia si stia ripetendo. Sono prediletti, evidentemente, solo assessori che “assecondano”, gli altri finiscono per essere dei corpi estranei, quindi alla lunga, espulsi dal sistema. Anche il buon Castagno, scalpitante all’inizio, alla fine si è adeguato al nuovo corso, ritagliandosi il ruolo di pompiere dei malumori della maggioranza: nell’ultimo Consiglio ha di fatto difeso, seppur velatamente, le scelte del duo D’Afflitto-Falcone, rei di spendere troppo (a sentire a questo punto anche Scisci) per gli eventi. Il licenziamento di Scisci è un monito per tutta la giunta e per gli incarichi di nomina: se non avete appreso la lezione con la De Biase, se non vi è bastato vedere come è uscita dal CdA della Fondazione Via Maestra di scena la Spoto, vi serva d’insegnamento quanto appena accaduto con Scisci. Il dissenso non è possibile, il senso critico non è praticabile, le voci fuori dal coro ancora meno. In caso, se non ti dimetti, ci pensiamo noi! Peccato, tra i progetti del Bilancio partecipativo si poteva prevedere di chiedere ai cittadini cosa ne pensavano del licenziamento di Scisci oppure dell’operato della De Biase e della Spoto. Come la trasparenza si pratica a giorni alterni e quando fa comodo, così la partecipazione “pilotata”, avviene (per poterla sbandierare come la nuova democrazia 2.0) solo su alcune questioni, su altre non si accettano intrusi, figuriamoci le critiche di un assessore… Un caro saluto Scisci, si ricordi, il popolo è una bestia…
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