Parliamo di Via Stefanat. Vorrei parlare di viabilità. La viabilità di una via che porta il nome di un partigiano: Bruno Stefanat. Del resto, nella nostra città non c’è niente di più facile che percorrere una strada intitolata ad un partigiano. A tal proposito, mi sia concessa una digressione, fuori d’argomento. La mia professoressa diceva che la storia non va solo studiata, va compresa. In questo esercizio, è forse necessario sforzarsi per comprendere le ragioni di chi è morto per ragioni sbagliate. A quei defunti è possibile rendere omaggio, perché è sempre possibile rendere omaggio a colui che ha errato, appellandosi all'umana pietà o alla misericordia religiosa, animati dall'uno o dall'altro sentimento. Ma per l’errore compiuto il giudizio che la Storia ne dà rimane fermo. E la nostra storia, democratica e repubblicana, si è espressa e affonda le sue radici nella Resistenza, la cui laica sacralità sta tutta nelle ragioni per cui altri uomini e altre donne sono morte, e per questo li celebriamo privatamente e pubblicamente. Detto questo, tornando a questioni più spicciole di viabilità urbana, mi tornava alla mente che pare essere stato proprio D’Annunzio a definire il più bel chilometro d’Italia uno scorcio del lungomare di Reggio Calabria, quello intitolato oggi al suo sindaco più illustre, Italo Falcomatà; evidentemente per il suggestivo panorama dello Stretto (lo stesso su cui tra qualche anno Renzi costruirà un ponte con i Lego di suo figlio). Ahimè, al contrario, Via Stefanat rischia di passare alla storia come il più tortuoso chilometro d’Italia. Da rotonda a rotonda, cioè da Via Cavallo a Via Zulian (entrambi partigiani) si contano otto dossi (e che dossi!), una media che non eguali in Europa. A metà strada uno STOP, per dare precedenza ad una Via che definire secondaria è un eufemismo, Via Pairolero (partigiano anche lui). I tempi di percorrenza sono incalcolabili, dipende da molti fattori, per fare un esempio, qualche settimana ho imboccato la via dalla rotonda di Via Cavallo, mentre l’autoradio dava l’inizio della partita Juve-Milan, quando sono transitato da Via Zulian era già finito il primo tempo. Superare i 14 Km orari è un’impresa, soprattutto se scendendo dal dosso tieni al fatto che la tua auto rimanga tutta intera. Ma andiamo con ordine, tempo fa sulla via è stata rifatta la segnaletica verticale, successivamente sono stati realizzati alcuni dossi, simili a quelli che si vedono anche in altri Comuni d’Italia; in seguito ne sono stati realizzati altri ad un’altezza mai vista prima, oltretutto ad una distanza assai ravvicinata che bisognava essere degli ottimi piloti per riuscire ad inserire la seconda tra un dosso e l’altro. Dove sono stati realizzati i dossi, naturalmente è stata rifatta la segnaletica verticale. Qualche tempo dopo è stato posizionato lo STOP citato. Qualche giorno fa, alcuni dossi sono stati ribassati, ed uno è stato eliminato, con tanto di nuova segnaletica, naturalmente. Ad oggi i dossi, salvo nuovi interventi, sono solo (si fa per dire ) sette. Infatti il cartello dei lavori, riporta un importo di oltre 200.000 euro di spesa complessiva. Dal momento che ci sembrano davvero molti per quello che è stato realizzato, immaginiamo ci siano dei lavori ancora da realizzare, o almeno speriamo. Ad ogni modo, comprendiamo l’esigenza dei cittadini residenti che la via sia frequentata il più possibile da traffico locale e non utilizzata come bretella (scorciatoia) della strada chiamata “la direttissima”, tuttavia gli interventi in atto sembrano eccessivi se non in contrasto con il codice della strada: per quali ragioni una via a percorrenza principale dà la precedenza ad una via secondaria? Se un’ambulanza, per far prima, dovesse passar da lì che rischi correrebbe? Quanti soldi pubblici spesi per una singola via (quando ci sono altre situazioni in cui l’asfalto versa in condizioni assai peggiori)? Molte strade cittadine sono di collegamento per transito non dei soli residenti, cosa dovemmo fare chiuderle al traffico? Una su tutte, da sempre, Corso Garibaldi! In sintesi, non si comprendono le ragioni di tale “accanimento” su via Stafanat. Ma magari qualcuno ce le può spiegare…
Commentiscrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter
...
Dentro la notiziaLa newsletter del giornale La Voce
LA VOCE DEL CANAVESE Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.