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Nella terra dei canguri (3)

Continua il viaggio nel continente australiano. Lasciata la confortevole città di Adelaide, un volo interno ci porta nel Red Centre, proprio al centro del continente australiano, essenzialmente costituito da vaste aree desertiche. Un ambiente contraddistinto dal colore rosso ( ma in modo molto più metabolizzabile di quello che si ritrova da troppo tempo anche nelle contrade eporediesi). Rossa è la sabbia, il suolo, le rocce e le montagne che si stagliano nel cielo limpido e blu ( ma non mancano neppure le piogge che lo rendono ancora più suggestivo). Questo è anche il sito dove. il popolo Aborigeno, tra mille vicissitudini, vive da oltre 30 mila anni, dedicandosi con tradizioni integralmente conservate alla cultura ed all'arte rurale. Quasi estinti, come già accennato in precedenza dalla "esemplare" colonizzazione inglese, da non molto, dopo epiche battaglie di legittimità , sono tornati padroni a casa loro di qualche porzione della loro terra, per gentile concessione della Corona Inglese. La circostanza, che gli ha fatti esplodere in un "web ha e survived", ha comportato non di meno che l'affitto delle stesse terre ritornate con una concessione  di 99 anni (chissà poi se come avviene da noi daranno pure la proroga). Oggetto di questa forzata locazione non è altro che un luogo simbolo dell'Australia , nonché sacro per la popolazione Aborigena che è quello dello spettacolare monolito "Uluru"(l' ex Ayers Rock) comprensivo anche della conformazione del Kata Tjuta ( le Olgas ), circondate dal piatto  è quasi inabitabile Bush . Si da il caso che tali attrazioni geologiche attraggano circa 500 mila visitatori all'anno da tutte le parti del mondo. L'impressione, forse superficiale, è quella che di questa bella torta di guadagni agli Aborigeni vadano le briciole e che la loro vena artistica venga ampiamente sfruttata per dare ancora più enfasi a luoghi  che per loro sono peraltro anche sacri e che mantengono un fascino quasi magico. Senza entrare nel complesso dettaglio geologico, questo blocco di arenaria di lunghezza  3,8 km., largo 2,5 km e alto 348 mt. svetta sulla pianura desertica e difficilmente abitabile del Bush ( bassi cespugli), che 800 milioni di anni fa era un mare è sprofonda nel terreno per 7 km. Solo camminandoci attorno per circa 10 km., meglio se nelle prime ore del giorno, e' possibile apprezzare le infinite sfaccettature del monolite, costituite da sorgenti, pozze, caverne e protuberanze e prendere  della continua variazione di colore dall'ocra all'oro, al bronzo, al viola, in funzione della posizione rispetto al sole. Rispettata la volontà degli Aborigeni che non ne gradiscono la scalata, al termine della camminata resta dentro la sensazione di un incontro ravvicinato che resterà indelebile nella memoria. Nel frattempo continuano anche gli incontri con connazionali ed europei che in Australia cercano o hanno già trovato fortuna. A Cairns, alla trattoria Villa Romana, dall'inconfondibile impostazione italica, ci capita di parlare con una carina e simpatica abruzzese che da quasi un anno e' in Australia a lavorare. Scontata la gabella di lavorare in condizioni svantaggiose per 90 giorni nel settore agricolo per poter rinnovare i permessi di soggiorno, esprime tutta la sua soddisfazione per una paga mensile che da noi sarebbe impensabile. Con qualche sacrificio personale afferma di riuscire a raggranellare un bel gruzzolo che le da la forza di continuare a stare lontana da casa e da quella che una volta si chiamava la Patria. Un caso al limite del paradossale c'è lo propone invece una signora originaria di Neuchatel in Svizzera che con l' attività commerciale che gestisce personalmente e' riuscita a coronare il sogno di possedere una casa con una ampia estensione di terreno e con due cavalli all'interno della proprietà stessa. Uno status che in Svizzera non si sarebbe mai potuta permettere! Questa è l'Australia, dove evidentemente i sogni possono ancora divenire realtà. Tutto ha una dimensione esagerata, ma i locali sanno organizzarsi , anche ricorrendo ad iniziative di carattere sociale. È il caso di una struttura e di un servizio che risponde al nome di Royal Flying Doctor, i dottori volanti, che è nata nel Queensland nel 1928. Conta 21 basi e copre l'80% del continente australiano con 61 velivoli in servizio. Questo encomiabile mantello di sicurezza che sopperisce alle distanze considerevoli di zone abitate ( per fortuna comprese le zone aborigene) necessità della sostituzione dei velivoli Pilatus PC-12 ogni dieci anni. Ogni aereo costa più di sei milioni di dollari australiani ( circa 4,5 milioni di euro) comprese le apparecchiature mediche, radio e di navigazione. Ogni velivolo funziona in effetti come una vera unità di terapia intensiva volante. L'aspetto notevole è dato dal fatto che il servizio è completamente gratuito per tutti i Cittadini australiani coperti dal servizio sanitario nazionale. Chi è visitatore e senza assicurazione dovrà pagare. Gli interventi sono circa 250 mila all'anno ( irca un paziente ogni 2 minuti).  A mettere le ali ai medici contribuiscono fondi pubblici e privati, ma in larga parte è lo stesso servizio RFD che provvede ad autofinanziarsi. Ora l'avventura continua sulla Barriera Corallina, la più estesa del mondo, prima di concludersi con la città di Sidney. ( continua....)
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