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CHIVASSO. Contro il galà ippico della festa patronale

Questa amministrazione non è solo spietata con gli umani, visto che vuole donare ai chivassesi qualche altro decennio di discariche e contemporaneamente li prende pure in giro invitandoli a camminare di più e mangiare meno. E’ feroce anche con gli animali. Mercoledì 31 agosto, nell’ambito della festa patronale, è in programma nel Parco Mauriziano un “Galà ippico. Esibizioni e cavalcate dimostrative”. Non so cosa sia un galà ippico, non so chi lo fa, non so cosa verrà esibito, non so cosa vorrà dimostrare. Il manifesto del Comune non lo spiega. Posso però immaginarlo. I cavalli saranno sottoposti ad un inutile stress e obbligati ad eseguire esercizi che non farebbero mai, ma che sono costretti a compiere per il divertimento degli umani. L’articolo 10 della Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali recita: “a) Nessun animale deve essere usato per il divertimento dell’uomo; b) le esibizioni di animali e gli spettacoli che utilizzano degli animali sono incompatibili con la dignità dell'animale”. La Dichiarazione è stata proclamata nel 1978, non l’altro ieri, e dovrebbe essere nota persino all’amministrazione chivassese. Sollecita ad aderire a vari codici etici, dalla Carta di Avviso Pubblico alla Carta di Pisa, ma dimentica dei diritti degli animali.

Oltretutto nei periodi fra una “esibizione” e un’altra gli animali sono trattenuti in prigionia e allenati a questi esercizi contro natura. Una vita di sofferenza.  E totalmente inutile perché chi assiste alle esibizioni potrebbe divertirsi diversamente, giocando al pallone nel parco Mauriziano o facendo gare di pesca del salmerino nella confinante roggia San Marco.

Ci sono psicologi che condannano le esibizioni degli animali per l’effetto diseducativo sui bimbi. Cito da un loro manifesto: “i sottoscritti psicologi esprimono motivata preoccupazione rispetto alle conseguenze sul piano pedagogico, formativo, psicologico della frequentazione dei bambini di zoo, circhi e sagre in cui vengono impiegati animali. Queste realtà, infatti, comportano che gli animali siano privati della libertà, mantenuti in contesti innaturali e in condizioni non rispettose dei loro bisogni, costretti a comportamenti contrari alle loro caratteristiche di specie. Tali contesti, lungi dal permettere ed incentivare la conoscenza per la realtà animale, sono veicolo di una educazione al non rispetto per gli esseri viventi, inducono al disconoscimento dei messaggi di sofferenza, ostacolano lo sviluppo dell’empatia, che è fondamentale momento di formazione e di crescita, in quanto sollecitano una risposta incongrua, divertita e allegra, alla pena, al disagio, all’ingiustizia”.

Ha scritto il Mahatma Gandhi”: La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali”. Un monito che dovrebbe essere ben presente agli antichi ecopacifisti che fanno parte o sostengono questa amministrazione.

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