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LEINI. Leini è il più grande fallimento di Libera

C'è qualcosa di molto sinistro – e non in senso politico – nel gesto del sindaco Gabriella Leone di far rimuovere le foto di Nevio Coral dalla mostra sul campo Frassati allestita in sala consiliare. Tanto per cominciare non si trattava di una mostra di apologia a Coral. Ma comunque, al netto del giudizio sull'uomo e sul politico, censurare la storia è sempre sbagliato. Fatte le debite proporzioni, torna alla mente quella famosa foto di Stalin ed Ezov, in cui quest'ultimo, dopo essere caduto in disgrazia, venne prima “purgato” e poi rimosso anche dall’immagine.

Vuol dire che la Leone è come Stalin? Per fortuna, non nell'accezione criminale. Però il meccanismo mentale è quello: c'è un passato da rimuovere in nome della presunta “giustizia”, e semplicemente non deve più esistere. Perchè? Non certo per ragioni di propaganda, in questo senso quello della Leone è un gesto molto stupido, specie a Leini. Perchè è vero che per il mondo Coral è un mafioso. Ma per Leini, malgrado la giusta condanna, non lo è. E poi Coral è finito. Politicamente non è più nulla, umanamente non durerà molto. E quindi perchè accanirsi con un vecchio che finirà i suoi giorni in prigione? Sicuramente non per raggranellare una manciata di voti dai talebani dell'antimafia.

È che il sindaco ci crede proprio, che il mondo sia diviso in buoni e cattivi. Ci crede proprio che Coral sia il simbolo del male. Rifiuta di pensare che sia semplicemente un uomo. È molto più comodo, per lei e per i suoi pasdaran, equipararlo a Totò Riina.

Quindi, tornando alle foto, perchè farle rimuovere? Perchè Coral va ricordato solo come un mafioso, e quegli scatti consegnano alla storia un Coral che è anche un’altra cosa. Quello simpatico e piacione, che regalava le magliette, i panettoni, quello che stringeva le mani e dava le pacche sulle spalle. Quello che è stato amato, laddove la Leone, al limite, è stata tifata.

Ecco perchè le foto vanno cancellate, per assecondare il teorema delirante di un sindaco che vede un mondo manicheo diviso a metà fra angeli e demoni. Senza sfumature. Ma le sfumature esistono e Coral non è Totò Riina. Coral è colpevole ed è giusto che paghi, ma il problema di Leini non si chiama più Nevio Coral. Il problema è passare oltre, e non si può passare oltre rimuovendo quei pezzi di storia che non fa comodo mostrare. Perchè poi, come dimostra l’episodio delle foto, la gente che ha voluto bene a Coral (e sono tanti) si ribella. E paradossalmente si rischia davvero di far passare in secondo piano la gravissima colpa dell'ex sindaco.

La Leone oggi è il sindaco ed è stata scelta dai leinicesi. Il suo mandato e il suo governo sono un atto necessario, come era stato necessario Coral dopo la Prima Repubblica, come era stato necessario il commissariamento dopo Coral. Ma la gente non dimentica e Gabriella Leone pagherà il prezzo dei suoi sbagli alle urne.

Il punto è che, sulla strada che porterà Leini a staccarsi di dosso l'etichetta di “mafiosa”, la Leone non è un passo avanti: è un passo indietro. E non, ovviamente, perchè sia mafiosa anch'essa, di certo non lo è. Piuttosto perchè, come dimostra la censura delle foto, è repressiva e assolutista e divisiva, laddove Leini avrebbe bisogno di un sindaco attento a ricostruire il tessuto sociale creando unità e coesione e comunità.

In questo senso, Leini è il più grande fallimento di Libera, quella stessa Libera che sostiene che l'unico modo per combattere la mafia sia costruire degli anticorpi nella società civile. La Leone per la Leini malata non è un anticorpo: è un'operazione a cuore aperto che può uccidere il paziente.

lorenzobernardi@giornalelavoce.it

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