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Don Nicolino era già entrato nella storia di Chivasso

Don Nicolino era già entrato nella storia di Chivasso

Don Nicolino

“Ricordatevi che è meglio giocare in serie B che fare la riserva in seria A. Lassù poi davanti a Dio tutti abbiamo un titolo solo: uomini. E non è detto che l’operaio sia meno uomo del commendatore...”. Così scriveva Don Nicolino Averono in uno dei suoi tanti foglietti settimanali. Era il 1988. Lo scriveva e lo urlava ai tanti concittadini che affolavano la santa messa. E la gente lo stava ad ascoltare come mai era stata ad ascoltare un parroco fino a quel momento lì. O meglio c’erano più omeno tutti o quasi e sul quel “quasi” il Don ne escogitò di cotte e di crude, fino a decidere di cominciare a trasmettere la messa con gli altoparlanti attaccati al campanile di modo che lo si potesse stare ad ascoltare anche stando comodamenti seduti a casa propria. Don Nicolino era ed è sempre stato fatto così. Diciamo diverso da tutti gli altri e lo ha dimostrato fin dal suo primo giorno nella piccola frazione, nel lontano 1962. “Sempre un passo avanti...” come nella pubblicità. Sempre qualcosa di più di quel che in realtà era stato chiamato a rappresentare. Un po’ imprenditore, un po’ politico e giornalista. Un occhio alle anime e l’altro al buon vivere dei fedeli. Così il 27 gennaio del 1964 firma i contratti per l’acquisto dei terreni sui quali sorgerà l’oratorio. Sei mesi dopo, cioè il 2 giugno dello stesso anno è già pronto a posare le prime pietre della recinzione. Poi il campo da calcio, le fondamenta e via discorrendo senza soluzione di continuità. E non era ancora finita qui. Nel 1969 il via libera del Ministero ai corsi professionali poi frequentati da migliaia di studenti, diventati lavoratori anche grazie alle sue conoscenze imprenditoriali. Nello stesso anno l’inaugurazione della piscina e della nuova casa parrocchiale. Infine il teatro cinema e la casa di riposo, una fra le prime nel Chivassese, voluta nella piazza centrale del paese, perché gli anziani fossero sempre al centro della comunità e perché tutti potessero trovare un attimo per entrare e portare un saluto. “Io li tratto bene e una fettina di salame ogni tanto non gliela faccio mancare. Non si può certo fargli fare una dieta negli ultimi anni di vita...” diceva e si compiaceva... Inutile domandarsi da dove arrivassero i soldi compresi quelli che gli servirono per rifare la facciata della Chiesa in occasione della visita di Papa Wojtyla. Un giorno stufo di sentirselo dire appiccicò un foglietto fuori dalla porta con su scritto: “Che strana banca, la banca della divina provvidenza: possiede di più non chi accumula ma chi dona! Ed io di questa banca mi fido...”. Aneddoti di un parroco ottimista, lungimirante ed entusiasta di vivere la vita come aveva sempre desiderato di fare. Di un uomo a 360 gradi che si è sempre vantato di poter condizionare l’esito elettorale a Chivasso, dell’amicizia con Rolando Picchioni, Giuseppe Botta e con quel politico che un bel giorno gli firmò un assegno in bianco e non si è mai capito se fosse la verità. Di un parroco che nel bene e nel male ha rappresentato fino all’ultimo respiro un pezzo importante della storia e della vita della nostra città.
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