Il problema del Pd è che nessun renziano sa fare le salamelle. Quest'è. La vicenda è nota: la giovane segretaria Chiara Gaiola voleva invitare alla Festa dell'Unità il ministro Maria Elena Boschi. Ai comunisti è venuta l'orticaria. “Quella lì a casa nostra? - si sono detti i vecchi Pci - Noi che Renzi non lo tocchiamo neanche con un bastoncino? Adesso vi facciam vedere”. Ed è partito il fuoco di fila. “La Festa è una festa se vengono i volontari” ha sibillinamente sottolineato Aldo Corgiat, un messaggio diretto al cuore rosso dei “costinari”. Sì, i costinari. Gente con tre tessere in tasca: Arci, Pd e Anpi. Gente con quarant'anni di militanza, gente che ha iniziato a chiamare segretario Berlinguer e che un giorno si è ritrovata a dir “signorsì” a Renzi. E non ci capisce più un tubo. Ma va bene così, perchè ogni anno, quando arriva giugno, cascasse il mondo, il costinaro è lì, puntuale come le zanzare, davanti alla griglia ad arrostire la salamella. Perchè alla fine, malgrado tutti i jobs act e tutti gli Italicum, questo è il suo Partito: il Partito della Salamella. Ecco, a questa gente qui parla Corgiat quando dice che la Festa non può trasformarsi in una platea inconsapevole della Boschi e quindi del sì al referendum. E quando Corgiat dà l'imbeccata al costinaro, che su certe cose è un tipo ricettivo, si accende una lampadina. “Ma come, noi stiam qui trulli trulli ad arrostire braciole cantando la Locomotiva mentre “quella lì” viene a casa nostra e ci sbriciola la Costituzione davanti agli occhi?”. A Settimo è andata così. Corgiat ha risvegliato la coscienza costinara. E in un rigurgito d'orgoglio postcomunista il Partito della Salamella ha parlato e ha detto: o noi o lei. Ora, c'è una sola cosa che alla gente del Pd piace più di Maria Elena Boschi, ed è proprio la salamella. Si capisce che il dilemma, per la segretaria Gaiola, era insolubile. Perchè il problema non è tanto politico quanto gastronomico: i renziani non le sanno fare, le salamelle! Non sanno spillare le birre, non gli serve, pasteggiano a MoleCola. I renziani son diversi. Loro non cucinano, fanno il brunch. Al massimo gli puoi chiedere qualche tartina, un tramezzino salmone e patè d'olive, l'insalata farro e ginseng. Per carità, tutta roba di qualità, chilometri zero, la prendono da Eataly, ma del tutto inadatta alla Festa, tuttalpiù buona per l'Apericena dell'Unità. E quindi eccolo lì, il padre di tutti i ricatti: o la Boschi o la Salamella. L'alternativa sarebbe stata che i renziani si mettessero alla griglia. Ma ve lo immaginate, il buon Ghisaura, con la fronte madida di sudore a spennellar di rosmarino trecento metri di salsiccia? Mentre la Boschi, in lontananza, spiega al pubblico e alle zanzare il nuovo Senato delle Regioni? E lui che dalle retrovie si sbraccia, unto come un wurstel “Maria Elena, Maria Elena, la vuoi sapere, la mia posizione sul Titolo Quinto?”. Ve lo immaginate? Noi no. E neppure lui. Insomma, la vera verità è che s'è dovuto rinunciar alla Boschi per non dover rinunciare alla Salamella. Ed è vero un peccato perchè, da qualunque punto di vista uno la guardi, riuscire a portare al De Gasperi il ministro che può cambiare l'Italia sarebbe stato un risultato politico enorme. E poi, per inciso, sul piano dei contenuti il match Corgiat-Boschi sarebbe stato tantissima roba, come dicono i giovani. A proposito di giovani. Un appello a quelli del Pd: imparate a cuocere le salamelle. Altrimenti, cari Piastra, Volpatto, Gaiola e Rivoira, non conterete mai per davvero, in questo partito. Imparate a grigliare le braciole. E poi insegnatelo ai giovani. Fatelo per il bene del Pd, perchè l'alternativa è l'Apericena dell'Unità. Tante tartine, stuzzichini, Rodeo a volontà. Il mojito. Io però non vengo.
lorenzobernardi@giornalelavoce.it
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