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Eliminazione sprechi: si può iniziare dal taglio dei servizi agli invalidi?

E’ chiaro a tutti che i Comuni italiani, a causa del Patto di Stabilità e della riduzione delle entrate, si trovano in forte difficoltà. Hanno subito la riduzione dei trasferimenti da Roma, contribuendo così ad un significativo contributo al risanamento della finanza pubblica. Con i bilanci ridotti l’unica possibilità per assolvere i compiti è ridurre la spesa. Il nostro Comune di Chivasso può ancora contare su entrate eccezionali quali i proventi della discarica rifiuti, ma al tempo stesso ha spese per manutenere strutture di poca utilità come il complesso Mandria, il Movicentro, il Palalancia, e a breve la sede del Tribunale: Perché non decidere se venderli o convertirli ad esempio in scuole e asili? Secondo un rapporto dell’ANCI, oltre il 65% dei Comuni ha ridotto le rette e le tariffe dei servizi per i soggetti maggiormente esposti (chi ha perso il lavoro, i cassintegrati, ecc.) che, proprio a causa dei recenti rovesci economici, si trovano in difficoltà. Inoltre molti Comuni, diversamente da Chivasso, consapevoli dei vincoli di bilancio, hanno messo insieme le forze del territorio per affrontare in modo integrato e sistemico gli effetti della crisi. Sono nati così un po’ ovunque tavoli di concertazione, accordi programmatici, collaborazioni istituzionali che hanno visto i Comuni protagonisti nella realizzazione di veri e propri piani locali anticrisi. La ricetta obbligata per tutti è lotta a burocrazia e sprechi, oltre a un miglior controllo di entrate e uso delle risorse. A Chivasso è da qualche tempo che aspettiamo tagli alla burocrazia, la riorganizzazione degli uffici, l’abbattimento di privilegi, come quelli sulla mensa scolastica, per cui oltre la metà di coloro che usufruiscono del servizio beneficiano di sconti. Ma per sapere dove e come tagliare bisogna vivere la realtà, per cui la presenza negli uffici e sul territorio è elemento indispensabile. Soffermiamoci su un recente provvedimento (del. GM n. 131 del 18 luglio 2013) col quale si sopprime il servizio di trasporto taxi gratuito a una fascia di anziani e invalidi residenti, mantenendolo solo a chi ha un’invalidità superiore al 90% (per quasi tutti gli altri la gratuità resterà se gli interessati dichiareranno di essere inabili a salire e scendere dal pullman di linea!). Premesso che gli abusi vanno combattuti, ci chiediamo perché si parte dagli invalidi e qual è il risparmio ipotizzato di questo provvedimento dirigista, che pare slegato dal senso comune? Non sarà che l’Amministrazione è forte con i deboli e debole con i forti? Perché più he dalle mille parole è dai fatti concreti che i cittadini valutano l’Amministrazione, specie se si promettono mirabolanti ricette come nel caso Chind ormai al capolinea.
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