“Il nodo idaulico di Ivrea indifferibile e urgente? Ma come si fanno a considerare indifferibili e urgenti lavori che attendono lì da 16 anni...”. Davvero senza peli sulla lingua, nel primo pomeriggio di mercoledì scorso, il senatore Stefano Esposito (PD), nell’ambito dei lavori della commissione lavori pubblici al Senato, presieduta da Altero Matteoli. “Lo abbiamo già detto più volte - ha insistito e sottolineato Esposito - Il project financing farebbe rientrare dalla finestra quel che noi, con la legge Delrio, abbiamo fatto uscire dalla porta... La procedura che si seguirà per il rinnovo della concessione sarà la gara e non il project financing con il diritto di prelazione del proponente. Se Ativa vorrà non avrà alcun problema a partecipare...”. Insomma “pane al pano e vino al vino”. E per sottolinearlo, non poteva esserci occasione migliore dell’audizione dei vertici di Ativa Spa sentiti in merito alla scadenza della concessione per l’autostrada Torino-Ivrea-Aosta. Una vera doccia fredda, sentirselo dire in faccia, per il presidente Giovanni Ossola e per l’Amministratore Luigi Cresta. Ma forse un po’ se lo aspettavano e infatti si sono presentati con quattro avvocati al seguito (Cancrini, Gesmundo, Begniuccio e Zanaboni). “Avvocato Cancrini io le dò la parola ma questa non è un’aula di tribunale. Il compito di questa commissione è ben altro...” ha sottolineato, ad una certa, lo stesso presidente Matteoli, con ciò evidenziando una certa indisponenza... Per il resto e sul fronte Ativa nulla di nuovo sotto il sole. La società ha puntato tutto, com’era da prevedersi, su un rinnovo della concessione a fronte delle cose già fatte e a quelle che vuole fare, con l’obiettivo, fin troppo evidente, di tutelare i propri interessi. “Noi gestiamo una rete di 219 chilometri con 300 dipendenti...” era partito lancia in resta Giovanni Ossola. “E’ dall’alluvione del 2000 che lavoriamo per il nodo idraulico d’Ivrea...”. E sono progetti e proposte che vanno e che vengono da 12 anni a questa parte (il primo progetto risale al 2003), ma senza un piano finanziario approvato. “C’è addirittura una sentenza del Tar che ha ribatito l’indifferibilità e l’urgenza dei lavori ai quali lo Stato non ha fatto ricorso...” ha ricordato l’avvocato di Ativa. Nodo Idraulico? Ivrea? E di che cosa si tratta? Molto semplicemente di una serie di interventi per mettere in sicurezza il territorio in base alle prescrizioni a suo tempo indicate dall’Autorità d’ambito del Po (per ciò che riguarda l’area della Dora Baltea) e della Regione Piemonte (per il Rio Ribes). Qualcosa si è già fatto (il viadotto Marchetti) molto rimane da fare e, nello specifico, ci sarebbe da sopraelevare l’autostrada per evitare di trasformarla, in caso di un nuovo evento alluvionale, in una vera e propria diga. “Questo perchè la Regione - ha spiegato l’ingegner Luigi Cresta - con le prescrizioni del 2002 ha fatto costruire gli argini a protezione dei centri abitati più alti dell’autostrada. Abbiamo costruito delle paratie medievali, ma in caso di alluvione, l’autostrada si trasformerebbe in una diga per 7 chilometri...”. E se è certo che in base alle prescrizioni dell’Autorità d’ambito la sopraelevazione si debba fare, così come è certo che esiste già un progetto approvato dal Ministero dell’ambiente nel gennaio del 2015, è però altrettanto certo che la concessione di Ativa alla gestione del tratto autostradale è scaduta il 31/12/2012. “Abbiamo presentato un piano finanziario con dentro il nodo idraulico di Ivrea per ammortizzare l’investimento che è di 540 milioni di euro occorre una concession di almeno 14 anni....”, s’è sbilanciata Ativa. E oltre alla sopraelevazione ci ha messo dentro le piazzole di sosta che sono piccole, nonchè il rifacimento dei guard-rail non più in linea con le nuove normative europee. “Oltre a dirci quando spenderete, dovreste dirci quali sono le risorse in entrata. Qual’è il punto di partenza” li ha stoppati il senatore Raffaele Ranucci, che vuole anche sapere se la Provincia continuerà ad essere socia di Ativa oppure no. E si prevede, se si è capito bene, un aumento tariffario dello 0,16 per cento in meno rispetto all’inflazione... Insomma pagherebbe sempre il cittadino.
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