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Cittadinanza onoraria a persone perbene! Suvvia...

Cittadinanza onoraria a persone perbene! Suvvia...

In foto il Sindaco uscente Domenico Foghino

Riceviamo e pubblichiamo Egregio direttore, nell’edizione del 28 ottobre 2013, il suo giornale “La Voce” ha pubblicato l’articolo dal titolo “Cittadinanza onoraria agli “amici” con un punto interrogativo finale che lascia spazio a supposizioni, dietrologie, motivazioni recondite sulle quali si possa in qualche modo indagare. Mi sembra doveroso che i giornali raccontino le notizie in modo da rendere informati i lettori e i cittadini sugli eventi perchè questa è la loro funzione precipua, ma ritengo anche che la cronaca debba attenersi ad un profilo descrittivo corretto e rigoroso senza scadere nell’esternazione di valutazioni approssimative nel merito e non supportotate da conoscenza certa dei fatti, dell’operato delle persone e delle decisioni che le riguardano. Nel mio modo di pensare le parole “amico” e “collaboratore” sono vocaboli nobili che identificano le persone per bene, degne di non essere oggetto di ironia a buon mercato nel tritatutto mediatico scandalistico e meritevoli di non essere collegate a relazioni interpersonali non basate sulla correttezza e sulla collaborazione virtuosa tra individui. Ritengo quindi doveroso precisare che la mia proposta, approvata dal consiglio comunale e alla quale ha formalmente aderito anchee una consigliera di minoranza assente giustificata nella seduta del 30 settembre 2013, è stata formulata non già per “omaggiare” qualcuno, viceversa per ringraziare delle persone che hanno regalato qualcosa a San Martino, in virtù dell’affetto nutrito nei confronti della Comunità e del paese. Certo, i destinatari dell’onoreficenza sono anche “amici” e “collaboratori”, come taluno li ha definiti, ma sono, e soprattutto, “benefattori” preziosi e meritevoli, perchè si sono prodigati gratuitamente nel rafforzare le tradizioni locali, nel diffondere cultura, nell’incrementare le risorse pubbliche, ognuno donando liberamente e in diversa misura qualcosa si sé stesso con passione e altruismo, contribuendo così al “bene comune” della popolazione “Sanmartinese”. Tutto ciò merita rispetto e riconoscenza, cioè comportamenti ispirati a quei valori fondamentali del vivere civile forieri di buoni rapporti tra esseri umani, comportamenti che, insieme all’accoglienza cordiale, hanno da sempre e in larga misura caratterizzato il modo di agire della gente di queste antiche contrade. Inoltre, mi si consenta di esprimere stupore nel constatare come, nel concludere l’articolo in questione, il giornalista - persona che svolge un mestiere così affine per formazione e cultura al mondo letterario - abbia tenuto in scarsa considerazione il valore dei libri e delle immagini, l’impegno e la fatica di chi li ha prodotti, forse senza neanche averli letti e viste. Infine, penso che sia bene rifuggire dall’essere interpreti di quel vecchio adagio secondo il quale “la gente non perdona chi fa del bene!”. Le sarò grato se vorrà ospitare sul suo giornale questa mia lettera, in risposta al punto interrogativo comparso nel titolo dell’articolo in epigrafe.   Domenico Foghino, sindaco di San Martino   In questo atteggiamente mellifluo però, caro sindaco, riscontro numerose imprecisioni a cominciare dalle motivazioni per le quali si è deciso di dare la cittadinanza onoraria ad alcune persone perbene, ancor più partendo dal concetto che le persone perbene siano la maggioranza e i malfattori una esigua minoranza. Non è anche e forse anche più perbene il piccolo commerciante che tiene aperta, tirando a campare, la sua bottega nei piccoli comuni del nostro Canavese, dando un servizio che altrimeni non ci sarebbe più? Sgombrando il campo da ogni dubbio noi la pensiamo così: se a chi scrive un libro si dà la cittadinanza onoraria, a quel commerciante minimo minimo si dovrebbe costruire una statua. E ne aggiungiamo altri. Non sono forse anche perbene le maestre e in generale gli insegnanti che coscienziosamente fanno crescere i nostri figli. O l’agricoltore che continua a coltivare terre non sempre generose. O il ferroviere che guida i treni di notte. Il carabiniere che arresta il ladro. Il sindaco, perchè no, che dà un senso alla polititica come missione. Ecco. La cittadinanza onoraria a chi si è distinto per aver scritto un libro, per quanto possa essere bello un libro distribuito e venduto nella migliore delle ipotesi in qualche centinaio di copie ci sembra francamente un po’ pochino. E senza nulla togliere agli autori, resta comunque una bella differenza tra chi la storia la fa e chi la racconta. Per esempio, caro sindaco, lei lo sa, con certezza, chi ha scritto l’Iliade? No! Appunto... Ma conosce però tutti i personaggi raccontati... E poi, diciamocelo francamente: stampare un libro, soldi permettendo, è oggi una delle cose più facili da fare in assoluto. E non aggiungo altro. Detto questo una piccola divagazione sui giornalisti e su questo giornale. Forse non lo ha notato ma in prima pagina, sopra il nome di questa testata c’è scritto: L’Eco della Dora Baltea, fondato da Fausto Luigi Curbis nel 1849. Lei non ci crederà ma quello è stato il primo giornale in assoluto scritto in lingua italiana e stampato e diffuso in Canavese. L’editore era di Strambino (forse i suoi antenati lo hanno addirittura conosciuto) i giornalisti abitavano a Ivrea, che a quei tempi (pieno Risorgimento) pullulava di menti fini, non in ultima il D’Azeglio. Bene! Su quel giornale se ne scrivevano di tutti i colori tanto che un bel giorno un gruppo di cittadini che non la pensava allo stesso modo decise che era giunta l’ora di bruciarne qualche centinaio di copie in piazza. Lo pensarono e, ahìnoi, lo fecero veramente. Per carità quello era il “Risorgimento” e c’era aria e voglia di cambiamento. I giornali nascevano perchè c’erano delle cose da commentare più che da dire, e rimasero tali e quali, con tante cose da commentare più che da dire s’intende, anche negli anni successivi e pure nel ventennio fascista, con la stampa clandestina. Chiederci oggi, dopo tutto ciò che è stato, di limitarci nei commenti è quindi a dir poco illogico, per non dire reazionario, rivoluzionario, comunista e pure un po’ fascista. Caro sindaco Foghino, non è vero che la “gente non perdona chi fa del bene”, semmai è vera un’altra cosa e cioè che dalla scorsa settimana chi ci ha letto s’è cominciato a interrogare sul senso di alcune sue iniziative. Questa è democrazia. Questa è la libertà di stampa.   Liborio La Mattina, direttore La Voce
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