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CHIVASSO. La centrale sul Gazzelli non si può fare

CHIVASSO. La centrale sul Gazzelli non si può fare

Il sindaco di Chivasso, Ciuffreda

Secondo gli ambientalisti dei Comuni interessati il progetto di centrale idroelettrica sul Canale Gazzelli di Chivasso è in contrasto con numerose normative o direttive o altri documenti di pianificazione del territorio: il piano regolatore del Comune di Chivasso, le mappe di pericolosità della direttiva alluvioni, il PAI (Piano stralcio per l’assetto idrogeologico), il Piano Paesaggistico Regionale, il PTO (Piano Territoriale Operativo del fiume Po) e il PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale).

Il progetto è proposto dal Consorzio Irriguo del Canale Gazzelli. Il canale parte dal fiume Po in sponda destra a pochi metri dal ponte tra Chivasso e Castagneto, costeggia il fiume fino all’inizio del Comune di San Sebastiano, qui piega a Sud verso la collina, attraversa la strada della Valle Cerrina (SP 590), e raggiunge i terreni agricoli di San Sebastiano. Fu costruito per volere del Conte Gazzelli nel 1750 allo scopo di irrigare i campi della porzione pianeggiante del territorio sansebastianese.

Il progetto è stato depositato in Città Metropolitana in dicembre. In questi giorni scade il termine entro il quale i cittadini possono presentare delle “osservazioni”. Gli ambientalisti ce l’hanno fatta a rispettare la scadenza. Stranamente oggi primo marzo si svolge già la prima conferenza dei servizi: stranamente perché in genere le conferenze avvengono dopo il termine di presentazione delle osservazioni, in modo che i tecnici dell’ex Provincia possano esaminare anche quelle arrivate all’ultimo minuto.

Per quanto riguarda la direttiva alluvioni, una parte delle opere previste verrebbe costruita in aree a rischio molto elevato, nella classe di massima pericolosità. Che succederebbe in caso di alluvione? Chi pagherebbe i danni? Il privato o l’amministrazione pubblica?

In base al PAI le opere comprese nel progetto verrebbero a collocarsi in Fascia A e in Fascia B, dove è vietata ogni trasformazione del territorio e ogni costruzione di manufatti che potrebbe ostacolare il deflusso delle piene del fiume.

Il Piano regolatore di Chivasso, in particolare il Titolo VII: “Normativa Paesistica-Ambientale e per la Pericolosita’ Geomorfologica”, vieta – secondo i firmatari delle osservazioni – di costruire manufatti come la cabina e la centrale nelle aree indicate nel progetto.  Il PRGC considera inoltre quelle zone “di potenziale interesse naturalistico” e di “uso agricolo”.

Parimenti, il progetto appare in contrasto con il Piano Paesaggistico Regionale, il Piano Territoriale Operativo del fiume Po e anche con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.

Oggi sapremo quale parere i tecnici di Città Metropolitana, e soprattutto i rappresentanti della Città di Chivasso, esprimeranno sul progetto. Nel programma elettorale del sindaco Libero Ciuffreda troviamo l’impegno alla “preservazione del suolo vergine e agricolo come da indicazione del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Torino (PTCP)”; alla “valorizzazione degli alvei fluviali del Po, del torrente Orco, dei canali irrigui e del Canale Cavour, favorendo il riformarsi di ambiti di naturalità per vegetali ed animali e realizzando sentieri e piste ciclabili che rendano fruibili tali siti”; al “rispetto e la salvaguardia dell’ambiente nei suoi elementi di base: il suolo, l’aria, l’acqua”.  Belle parole, finora smentite da fatti, come insegnano Wastend e la cava di Boschetto.

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