Sembrava di stare ad un’assemblea regionale del Partito Democratico, l’altra sera, a Settimo Torinese. C’era il segretario regionale Gariglio, il provinciale Morri, i consiglieri comunali e decine e decine di militanti di Settimo Torinese, Barrea di Borgaro, Leone di Leini, Goia di Volpiano. Si ricomincia da qui a rimettere insieme i cocci di una spaccatura tutta interna al Partito Democratico consumatasi per tre anni nelle aule del Palazzo di Giustizia di Torino, con le indagini su Seta e sulla gara d’appalto per la vendita del 49 per cento dell’azienda ad un soggetto privato. Al centro c’è lui: Aldo Corgiat. Principale imputato, uscito pulito, dopo un incubo durato tre anni, come solo può essere qualcosa che viene archiviato perchè il fatto non sussiste. Lo ha detto chiaramente: “Non porterò rancore, ma non dimenticherò...”. Che è un pò quello che i “sopravvissuti” dai campo di concerntramento dicono alle nuove generazioni quando raccontano l’Olocausto. Parole dure. Parole per chi vuole intendere. Parole che danno il senso della “ragione” che prevale sull’emotività. “Sono entrati in casa - si è sfogato l’ex sindaco - Hanno sequestrato anche i computer dei miei figli. Ma mia moglie non mi ha lasciato e la mia famiglia mi ha sostenuto senza mai nutrire un dubbio...”. Erano in tanti l’altra sera a Settimo Torinese e in tanti non hanno mancato di inviargli dei messaggi per il lieto finale di una storia brutta, troppo brutta. Di quelle storie che ti lasciano stecchiti. Lo ha fatto il presidente della Regione Sergio Chiamparino, il sindaco di Torino Piero Fassino, ma anche Rosy Bindi e, naturalmente l’amico Massimo D’Alema. Erano in tanti l’altra sera a Settimo Torinese tra il pubblico e tra i banchi dell’emiciclo. Tra i tanti pure l’assessore Gianna Pentenero e il segretario chivassese Gianni Pipino. Mancavano (ma nessuno in verità si aspettava che venissero) il sindaco di Chivasso Libero Ciuffreda e il vicesindaco Massimo Corcione, che un po’ tutti, a nord di Torino, riconoscono come i principali “accusatori” del “Sistema Settimo”, non foss’altro che è con, una relazione degli uffici comunali chivassesi, finita tra le carte del Sostituto Procuratore Padalino, che è partito tutto quanto. Ed è la relazione che Corcione aveva sventolato in faccia ai sindaci del Consorzio di Bacino, pochi giorni prima degli avvisi di garanzia. Ed è una relazione piena di errori e inesattezze. Ed era ed è una polpetta avvelenata. Un abbaglio. Un’invenzione. Un’allucinazione che i due chivassesi han già pagato e continueranno a pagare con quell’isolamento territoriale che va avanti da tre anni a questa parte. Perchè nessuno si fida più di entrambi. Perchè l’han fatta sporca. Perchè non basterebbero le scuse. Dicicamo che è forse anche un po’ per questo che a Chivasso, con largo anticipo sui tempi, già si stan facendo largo le prime ipotesi elettorali. Ed è sicuramente per questo che da Cambursano, al segretario Pipino, passando per l’assessore regionale Pentenero, tutti stan cominciando a prendere le distanze, quasi a suggerire le dimissioni, quasi a sperare in una fine anticipata di un’amministrazione inconcludente, pasticciona e pure pericolosa...
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