“Chiedo scusa, anzi perdono a tutta la Città e ai miei familiari”. Sono queste le prime parole di “Nerone” alias Savino Piarulli, il piromane di 53 anni, arrestato la scorsa settimana dai carabinieri e messo in libertà poche ore dopo dal Gip della Procura di Ivrea in quanto considerato “soggetto non è pericoloso”. Savino non si era mai sognato di notte di diventare un delinquente, o un piromane. Non si da pace e parla, parla tanto. “Era più forte di me” ci dice guardandoci diritto negli occhi. E sono occhi lucidi, carichi di vergogna. “Avevo bisogno di farlo e non sapevo come fermarmi. So di aver causato danni ingenti e sono pronto a ripagare tutto, ma non so proprio come possa essere successo tutto questo. Molte cose che ho fatto non le ricordo proprio, non mi so spiegare cosa mi sia passato per la testa”. E Piarulli, in verità, di non essere più quello di un tempo, lo sa. Originario delle Basilicata, insieme ai suoi due fratelli era proprietario di una fabbrica di infissi e serramenti. Una bella azienda, una bella famiglia e una moglie tanto ama. Poi è arrivato quel maledetto giorno del 2004. Piarulli lascia a casa l’auto e prende la motocicletta per arrivare prima a pranzo. Un'auto lo tampona, lui perde l’equilibrio e cade rovinosamente a terra. Inizia un lungo calvario, tra riabilitazione, cure e una grave amnesia. “Non ero più quello di prima - ci dice - ho avuto un black out, non ricordavo nulla dell’incidente e di gran parte della mia vita, solo con l’aiuto di mia moglie e di mio fratello sono riuscito a riacquistare qualcosa. Sono stato due anni senza parlare al Maria Ausiliatrice e li mi hanno curato, mi sono perso gran parte dell’infanzia della mia bambina. Quando mi sono svegliato da questa amnesia lei era già una signorina”. Insomma una vera e propria tragedia famigliare per i Piarulli. Da qui in avanti senza soluzione di continuità. “La crisi, il fallimento della ditta, la separazione dell’unica donna della mia vita e ora ho paura di perdere anche mia figlia - trema e piange a dirotto Piarulli - l’unica ragione che mi tiene in vita e vederla compiere 18 anni. Questa per me è una vita inaccettabile, non ho più ragione di esistere...”. Piarulli ha un fratello che non sta tanto di salute. Non ha amici e passa il suo tempoa girovagare per la città senza una meta. Ha anche chiesto aiuto agli assistenti sociali ma è rimasto inascoltato “Cinquanta cassonetti bruciati - scuote la testa - Mi sto chiedendo come sia potuto succedere. Non mi capacito, come quella volta che mi sono indebitato per comprare dei quadri senza alcuna ragione. Accendevo fazzoletti imbevuti nell’alcol e poi andavo via. Ecco facevo così... Ma voglio ripagare i danni. Voglio rendermi utile”. Insomma una storia triste. Il dramma umano di chi non chiede nulla e non ha nulla da perdere. Di un uomo terrorizzato che ha sofferto e ancora soffre per la perdita di una moglie, del lavoro, dell’azienda, della memoria. Certo c’è una figlia. “Ho vergogna. Ho vergogna di andare a parlarle. Di guardarla negli occhi... Vorrei una seconda possibilità...”. E nei giorni successivi all’arresto, la storia di Piarulli ha fatto il giro della città e commosso più di una persona. Tra i tanti che si sono offerti di aiutarlo anche il sindaco Roberto Falcone magari per offrirgli un’occasione sociale utile a riparare il danno.
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