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25 Febbraio 2016 - 11:20
Discarica (foto d'archivio)
La società SMC, proprietaria delle discariche di Chivasso, ha tempo fino ai primi di aprile per presentare la terza versione del progetto Wastend, dopo che Città Metropolitana ha respinto i primi due.
Siamo in grado di delineare a grandi linee il nuovo progetto. Si comporrà, come i precedenti, di una nuova discarica e di un impianto di trattamento e recupero dei rifiuti. Con una differenza. Nei progetti precedenti la nuova discarica avrebbe dovuto venire costruita in gran parte al di sopra dell’esistente vasca “Chivasso 2”. Ora invece sarebbe realizzata al posto della medesima “Chivasso 2”. Nel modo seguente: l’azienda svuota la vecchia vasca, ne deposita temporaneamente i rifiuti in un terreno a lato e ne recupera il recuperabile (metalli, plastica, ecc.), amplia la vasca in profondità rifacendo il fondo, ne raddoppia la volumetria, e vi rimette dentro i rifiuti. In questo modo nella vasca ampliata resterebbe lo spazio per 600.000, o 700.000 mc di nuovi rifiuti. Più o meno, magari un po’ meno, di quel che chiedeva SMC nel secondo progetto. L’azienda vi porterebbe i primi 200 o 250 mila “da fuori”, per un paio d’anni, per incassare i soldi necessari alla costruzione dell’impianto di riciclo. Poi, quando l’impianto sarà funzionante, nella nuova discarica finiranno gli scarti del processo di lavorazione.
A ben vedere, dall’”officina del futuro”, dal progetto “fortemente innovativo”, vantato dall’amministrazione comunale di Libero Ciuffreda e di Massimo Corcione nel 2014, siamo tornati a quel che fece Matola con la “Chivasso 0”: svuotarla, rifare il fondo impermeabilizzante, e riempirla di nuovo.
Città Metropolitana sarebbe probabilmente bendisposta. Nel novembre scorso l’ex Provincia si era dichiarata contraria ad autorizzare una discarica sopra un’altra, per giunta in bonifica, ma favorevole a una discarica scavata su terreno “naturale”, cioè campi e prati. E’ vero che in questo ultimo progetto la nuova discarica non sarebbe su terreno naturale vero e proprio: ma per Città Metropolitana si avrebbe il vantaggio di “mettere in sicurezza” una vecchia discarica mediante il rifacimento della struttura di impermeabilizzazione. L’amministrazione comunale, da sempre sostenitrice di Wastend, potrebbe vantare anch’essa di avere risanato la vecchia discarica.
Sono i soliti chivassesi che verrebbero di nuovo presi per il culo. Nel 2008 la Provincia affermò che l’area intorno alle discariche era già stata massacrata a sufficienza e che non tollerava altri rifiuti. Nel 2010 il Consiglio comunale di Chivasso approvò un ordine del giorno che impegnava il sindaco “a far sì che gli ampliamenti [allora] richiesti siano da considerarsi conclusivi...per tutto il territorio comunale”. Una classe politica seria, determinata a essere leale coi cittadini e a mantenere gli impegni, a Chivasso e a Torino, avrebbe respinto il progetto Wastend fin dalla sua comparsa due anni fa. Invece l’amministrazione chivassese ha subito manifestato il proprio entusiasmo, e Città Metropolitana come se niente fosse ha cominciato ad esaminare il progetto e ha concesso tre chance alla società.
Se il progetto venisse realizzato, i lavori di svuotamento della discarica provocherebbero un aumento delle molestie olfattive considerate già oggi pesanti da ASL e ARPA. La puzza potrebbe essere mitigata sola dalla costruzione di capannoni per ospitare i rifiuti temporaneamente asportati. Inoltre, rimane il rischio che l’azienda, dopo avere intascato i proventi dei primi due anni di conferimento da fuori, non proceda alla costruzione dell’impianto di riciclo. Solo un’adeguata somma depositata come garanzia potrebbe tutelare il Comune da questo pericolo.
In ogni caso, coi soldi incassati nei primi due anni la società si pagherebbe i costi della bonifica, ma facendo digerire ai chivassesi un nuovo ampliamento delle discariche, che già oggi contengono circa 4 milioni di metri cubi di rifiuti. Commenta Marco Marocco del Movimento 5 Stelle: “Se questo sarà veramente il progetto Wastend TRE, allora hanno trovato la diavoleria di far pagare la bonifica della vasca 2 (un colabrodo che ha contribuito a inquinare le nostre falde) alla collettività”.
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