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24 Febbraio 2016 - 11:17
Il Consiglio comunale di lunedì 15 febbraio ha approvato la convenzione che regola la proroga a scavare per altri dieci anni nella cava di Boschetto. A favore gli undici voti della maggioranza, astenuti tre consiglieri della minoranza di centrodestra, contrario Marco Marocco del Movimento 5 Stelle. Dai seggi dell’amministrazione e della maggioranza se ne sono sentite di tutti i colori. L’assessore all’ambiente Massimo Corcione ha ribadito che la società Allara non potrà cominciare ad asportare nemmeno un metro cubo di sabbia e ghiaia se prima non avrà realizzato, entro un anno, il laghetto per gli sportivi pescatori della Pro Boschetto o Libertas che sia. “Se non viene fatto il laghetto, non parte l’attività estrattiva”. Peccato che questa clausola nella convenzione non ci sia. Anzi, c’è proprio il contrario: l’azienda si impegna ad asportare 40.000 metri cubi entro il primo anno. Quindi potrà cominciare a cavare appena entrata in vigore la convenzione, mentre per realizzare il laghetto ha tempo fino alla fine del primo anno. Il consigliere boschettese Domenico Barengo ha dichiarato che nella seconda conferenza dei servizi, quella di settembre, è stato espresso parere favorevole all’autorizzazione per altri dieci anni. Ne deduciamo che in quella conferenza si è svolta un’importante e decisiva discussione. Peccato che dopo cinque mesi il verbale della riunione non sia ancora disponibile sul sito del Comune: siamo travolti dalla trasparenza di questa amministrazione. Il consigliere di minoranza Matteo Doria ha rilevato che vincoli, prescrizioni, impegni c’erano già nella convenzione precedente, e non sono stati rispettati. Cosa ci garantisce che lo saranno adesso e nei prossimi dieci anni? Gianfranco Scoppettone ha aggiunto: “Così come il precedente cavatore ha trovato un cavillo, cosa garantisce che quello nuovo non ne trovi un altro fra qualche anno?”. Risposta di Barengo: “Siamo in parte rassicurati dal fatto che Allara in questa impresa effettua dei rilevanti investimenti: per esempio ha dovuto affrontare una spesa importante per comprare l’area dal precedente cavatore”. Forse Barengo non ricorda ciò che pochi giorni prima in commissione aveva ammesso l’ingegner Lisa: la SICI non era più interessata a scavare, della cava non sapeva che farsene, anzi era diventata un peso per l’azienda, che era tenuta ad affrontare i costi del ripristino e poi a cederla gratis al Comune. Quindi la ditta Allara ha potuto comprare l’area non proprio al prezzo di “un sacco di patate ma quasi”. Giovanni Scinica: sì, è vero, la SICI non rispettò gli impegni e l’amministrazione avrebbe potuto revocare l’autorizzazione e chiedere di incassare la fideiussione, ma un avvocato ci consigliò di non farlo perché probabilmente avremmo perso la causa. Il solito Marocco ha chiesto: “Dov’è questo parere legale? Ne parlate sempre ma nessuno l’ha mai visto”. Sempre Marocco ha di nuovo protestato perché la bozza di convenzione gli era stata messa a disposizione solo 48 ora prima della commissione consiliare ambiente. Troppo poco tempo per esaminare nei dettagli un documento così importante e – aggiungiamo noi - chiedere un parere a un esperto. Risposta di Corcione: “Noi abbiamo rispettato il regolamento, che impone di mettere la documentazione a disposizione dei consiglieri 48 ore prima”. Troppo facile, caro Corcione. Per la verità il regolamento prescrive “almeno” 48 ora prima (art. 91 comma 4). Quindi l’amministrazione, se avesse voluto, avrebbe potuto renderla disponibile anche una settimana prima. Così avrebbe dimostrato veramente di voler consentire all’opposizione lo svolgimento della propria funzione di controllo e di critica. Il sindaco Bruno Matola metteva i documenti a disposizione di Michele e Giovanni Scinica, allora all’opposizione, rigorosamente solo 48 ora prima. Non concedeva loro un’ora di più. I due consiglieri, alle prese con i turni Fiat, protestavano invano. Ora Corcione si comporta come Matola, ma gli Scinica tacciono.
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