Una telefonata dalla Diocesi di Ivrea. Pronto chi parla? Sono il vescovo Edoardo Cerrato. “Sono arrabbiato!”. Diciamo “Moderatamente...”? E sia.... E per cosa? Per un articolo sul nostro giornale in cui si raccontavano i recenti sviluppi di un progetto di accorpamento delle Diocesi di Italia. Perchè ce ne sono troppe e perchè è così che vuole Papa Francesco. “Mi è stata mostrata una copia del suo giornale con un articolo circa la soppressione della diocesi di Ivrea...”. Andiamo bene... “Desidero dirle che, a mio parere, l’articolo non è rispettoso dell’intelligenza dei lettori....”. Amen! Il problema comincia con una foto “scontornata”, che Monsignor Edoardo Cerrato non ha gradito per niente (“E’ quella del calcio inaugurale di una partita, in occasione dell’inaugurazione di un Oratorio parrocchiale”) e approda sui contenuti (“non è accettabile attribure all’Osservatore Romano il riferimento sull’accorpamento della diocesi di Ivrea, quando invece il discorso è generale e non viene citata alcuna diocesi in particolare...”). S’aggiunge, anzi lo aggiunge il Vescovo che “la diocesi di Ivrea è la terza del Piemonte per popolazione, dopo Torino e Novara.”. E ce ne sono “...altre 14 inferiori alla nostra per numero di abitanti.”. Quindi “la revisione riguarderebbe altre diocesi prima che la nostra....”. In verità, a parte il fatto che Torino e Novara sono Arcidiocesi, proprio perchè abbiamo rispetto dell’intelligenza dei lettori, nell’articolo incriminato - ce lo siamo andati a rileggere, parola per parola, riga dopo riga - non si è detto da nessuna parte che “L'Osservatore Romano”, quotidiano della Santa Sede, avrebbe preso di mira la Diocesi di Ivrea. Si è detto - invece questo sì - che in un comunicato del Consiglio Cei svoltosi a Roma si è tornato a parlare del progetto di riordino e anche “che ci saranno novità già entro l’agosto di quest’anno”. Dicevamo ancora che il giornale vaticano ricordava che questo "argomento non è da oggi all'ordine del giorno" ma "a lungo dibattuto e stato ripreso da Papa Francesco nel 2013, durante il suo primo incontro con l'episcopato italiano". E, in effetti, la Penisola, da sempre 'soffre' di un'anomalia: un numero troppo elevato di diocesi se confrontato con il resto del mondo cattolico. La questione venne affrontata, nell’ambito di due assemblee dei vescovi già nel 1964 e poi ancora nel 1966 da Papa Paolo VI. "E’ necessario - disse - ritoccare i confini di alcune diocesi; ma più che altro si dovrà procedere alla fusione di non poche diocesi, in modo che la circoscrizione risultante abbia un'estensione territoriale, una consistenza demografica, una dotazione di clero e di opere, idonee a sostenere un'organizzazione diocesana veramente funzionale, e a sviluppare una attività pastorale efficace ed unitaria". All'epoca le diocesi erano ben 325 e la Cei costituì una commissione, detta "dei quaranta", che nel 1968 elaborò un progetto, esaminato, approvato, quindi accantonato, di riduzione, tra 118 e 122. Alle attuali diocesi, che sono 226, bisognerà attendere il 1986 con una serie di accorpamenti. Un "fatto storico", scrisse il segretario della Congregazione per i vescovi, l'arcivescovo Lucas Moreira Neves, presentando sull'Osservatore Romano del 9 ottobre 1986 la nuova "geografia". Tuttavia, proprio in quella circostanza il segretario del dicastero ricordava che 119, cioè un po’ più della metà di quelle di oggi, era il numero delle circoscrizioni ecclesiastiche "ritenuto molto vicino all'ideale". La questione viene adesso riproposta. Un'operazione difficile per le resistenze cche certo ci saranno. E sono quelle classiche di chi s’attacca alle sedie, un po’ come in politica, si pensi all’Italicum con l’eliminazione del Senato. “La Chiesa non è spressione di una struttura o di una necessità organizzativa piuttosto il segno della presenza e dell'azione del Signore risorto per edificare la comunità nella carità fraterna" ha ricordato Papa Francesco il 23 maggio 2013. E sono parole indeleibili. Parole sante... E Ivrea? Detto tutto questo, è evidente che, tolto il disappunto sulla foto scontoranta, comprendiamo perfettamente le rimostranze del Vescovo di Ivrea, in difesa di un’organizzazione che oggi governa con amore, slancio e sacrificio. Epperò c’è un però... Ed è che se è vero - come è vero - che in Piemonte e Valle D’aosta esistono due Arcidiocesi, quella di Torino e quella Novara, con 11 diocesi la prima e quattro la seconda, come si può pensare, nella malaugurata ipotesi di un piano vero e proprio, di non essere scalfiti dal dimezzamento generale? Passare da 226 a 119 non è mica uno scherzo... Nello specifico, sull’accorpamento della diocesi di?Ivrea con Torino, di quella di Pinerolo con Susa (la Diocesi Alpina) e di Fossano e Saluzzo con Cuneo, non tanto per il numero degli abitanti, quanto per continuità territoriale, più che di indiscrezioni, si fa riferimento a un documento elaborato dai Vescovi piemontesi, nell’estate del 2015. Ne abbiamo parlato noi, ripetutatamente (ci spiace che Monsignor Edoardo Cerrato ci abbia letto solo la scorsa settimana), ma anche altri autorevoli giornali, tra cui La Stampa e sulla rete “Lo Spiffero”. E di recente, oltre all’Osservatore Romano, l’argomento è stato trattato anche da?“Famiglia Cristiana”. Quindi? Quindi ribadiamo il concetto. Se tutto ciò dovesse avvenire - e non saremmo certo noi a gioire - sarebbe per l’ex città dell’informatica un colpo basso fors’anche peggiore della perdita dell’Olivetti... Poi magari ha ragione Monsignor Cerrato e non succederà proprio nulla. Non sarebbe la prima volta ma non sarebbe una falsa notizia. Alla fine della fiera noi facciamo i giornalisti mica i veggenti. E neppure siamo così addentro alle cose di Chiesa o alle alleanze politiche tra cardinali, vescovi e monsignori da percepire quale e quanta aria di rottura si sta respirando al suo interno. Massì dai, ha ragione Cerrato. Ad agosto arriverà la notizia che toccheranno tutte le diocesi d’Italia ma Ivrea no, la lasceranno lì, intonsa. Sotto le rosse torri con il solito tran-tran.
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