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04 Febbraio 2016 - 12:30
Una foto d'archivio della discarica di Chivasso
L’inquinamento delle falde acquifere nell’area delle discariche era nota fin dal 2001, anzi dagli anni Novanta del secolo scorso.
Lo scriviamo perché, quando si parla della bonifica in corso, si parte quasi sempre dal 2005. Si veda la Determina del Comune di Chivasso che ha approvato il piano di bonifica: “nell’anno 2005... è stata rilevata la presenza del superamento dei limiti stabiliti dal D.M. 471/99 in riferimento alle concentrazioni di inquinanti nelle analisi delle acque sotterranee”.
Per carità, niente di irregolare. Ma è bene sapere che i guai sono cominciati prima. E questo ci consente di misurare la lentezza con cui si procede. Le operazioni di bonifica sono cominciate nel 2013, la durata prevista è di 10 anni, e così si arriva al 2023, quando saranno passati più di vent’anni dalla scoperta dell’inquinamento. Oltretutto la bonifica per ora non sta conseguendo i risultati previsti. Quando li conseguirà non lo sappiamo.
Parliamo di dati ricavabili da atti ufficiali. In un documento dell’ATOR relativo al Bacino 16 si legge che fin dal 2001 i risultati analitici delle acque sotterranee evidenziavano il superamento dei limiti di legge per ferro, nichel, manganese e ammoniaca. L’anno dopo la Provincia, visto il persistere dell’inquinamento, prescriveva “l’esecuzione di immediati interventi di messa in sicurezza atti ad evitare la diffusione di contaminanti dal sito e la trasmissione di una relazione mensile sullo stato di avanzamento dei medesimi”.
Ma la Provincia di Torino risale addirittura al decennio precedente. Una Delibera della giunta provinciale di qualche anno fa osserva: “la problematica maggiore del Comprensorio è l’inquinamento delle acque sotterranee, noto fin dagli anni ’90, dovuto a perdite di percolato nel sottosuolo da parte delle discariche di Chivasso 1 e 2”. E prosegue: “La qualità dell’acqua sotterranea risulta pregiudicata localmente dalla presenza dei contaminanti tipici del percolato delle discariche di rifiuti solidi urbani”.
Proprio il percolato continua ad essere il problema principale della bonifica. Nella conferenza dei servizi del settembre scorso il rappresentante della Città Metropolitana si è detto preoccupato: la ditta incaricata delle operazioni continua ad aspirare ed asportare il percolato che si deposita sul fondo delle discariche, ma il livello non scende. Come si legge nel verbale della conferenza, il dottor Soldi rileva che “attualmente non si è verificato l’abbassamento del battente del percolato” e chiede “una consistente accelerazione delle azioni finalizzate alla riduzione del battente del percolato che deve essere asportato nel più breve tempo possibile”.
Dagli anni Novanta ne è passato del tempo, e stiamo ancora aspettando i risultati della bonifica...
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