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CHIAVERANO. Arance e tomini

CHIAVERANO. Arance e tomini
L’idea che esista un posto in cui a Carnevale i cittadini si tirano le arance può far sorridere, ma tant’è, ormai è storia. Ora provate anche solo ad immaginarne uno in cui la battaglia si fa con i tomini. Proprio così i tomini.  Tomini, come formaggio, a volte un po’ puzzolente, fresco o paglierino, mangiato “al vert” o elettrico con il peperoncino.  Incredibile ma vero in Canavese capita anche questo, a Chiaverano, un paese che ci ha già abituato a tante altre stranezze e megalomanie. E sarà anche qui una tradizione, tramandata di padre in figlio, ma l’apprenderlo un po’ intontisce e da qui in avanti davvero guai a mettere dei limiti all’immaginazione. Per i coriandoli si potrebbe grattare il parmigiano con il gratì e per le stelle filanti utilizzare gli spaghetti, già cotti e magari anche conditi alla genovese o alla napoletana, giusto per dare loro un po’ di colore. E che bello che sarebbe tirare anche olive, con o senza nocciolo, uva sultantina, carciofi con le spine, mozzarelle di bufala, agnolotti del plin e cannelloni. Insomma è il Bengodi. E poco importa se c’è chi muore di fame o se viviamo in un mondo in cui a tutte le ore del giorno e della notte, dall’altro emisfero del pianeta, c’è qualcuno che pensa a come fare per raggiungerci. Si dirà che “lo fa proprio per questo”, magari non per i tomini in faccia, che poi in realtà è formaggio di scarto neanche buono per il salignon, ma per quello che rappresenta: il benessere, la possibilità di spesa, il cibo in grandi quantità, da mangiare e da buttare senza patimento, alla faccia di chi ci vuole male.
tomino tomino
All’idea che con il cibo ci si possa anche scherzare su, d’altro canto, non si capisce bene chi l’abbia proposta per prima, almeno nella nostra società consumistica. L’aveva scoperta anche il cinema americano con le famose torte in faccia, molto in voga nei film degli anni 60, nell’epoca d’oro delle comiche mute e di Olio e Stanlio. Sempre identico il meccanismo: uno viene colpito per sbaglio, reagisce lanciando una torta ma colpisce il bersaglio sbagliato, che a sua volta sbaglia mira. All'inizio il ritmo è lento, poi diventa convulso, incontrollabile, ed il rapporto causa effetto sparisce, per lasciare spazio al “Caos” che è anche il nome di un Bar di Chiaverano. Coincidenza? Si, ma solo a Carnevale.  
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