"Con questo libro racconto, senza tanti giri di parole, la vita dei miei alunni. Sono decine di fotografie, di appunti raccolti in mensa, durante le lezioni di storia, italiano o educazione alla cittadinanza." Annotazioni di un maestro che ha scelto di stare dalla parte dei piccoli. Parole sante quelle di Alex Corlazzoli, maestro e scrittore che ha fatto delle sue esperienze didattiche le principali protagoniste dei suoi libri. In occasione dell’evento “ I luoghi delle parole”, in cui ha presentato il suo ultimo libro “ Tutti in classe”, è riuscito a fotografare molto bene l’immagine della scuola italiana oggi. Il risultato è a dir poco devastante. Ci troviamo di fronte ad una scuola vecchia, disorganizzata, con docenti poco formati e gli allievi succubi e passivi. In più, l’Italia compare tra i primi in classifica per abbandono scolastico. Secondo Corlazzoli, qualche domanda bisognerebbe porsela. E anche secondo me. La cosa sconvolgente è che la scuola italiana poco considera le esigenze dei bambini, puntando invece sulle opinioni di insegnanti e genitori. Forse sono loro che dovrebbero imparare qualcosa, a questo punto; innanzitutto dovrebbero imparare a mettere i bambini al centro di tutta la burocrazia scolastica. Ma da dove iniziare? “Innanzitutto- sostiene il maestro- bisogna educare i nostri bambini alla libertà e alla responsabilità partendo dalle cose più semplici”. Come il poter andare in bagno senza dover chiedere il permesso o la possibilità di scegliere, tra diverse opzioni, ciò che più gradiscono in mensa. “ I bambini, ogni giorno, sperano che si verifichi il miracolo della pizza, cosa che, puntualmente non avviene mai. Sono costretti ad accontentarsi della solita minestra servita nella ciotola blu che mia nonna usava per stendere..”. Fondamentale, anche, avere più intervalli in cui i bambini abbiano la possibilità di riposarsi. “ Ne abbiamo bisogno noi adulti, figuriamoci loro che sono costretti a stare seduti in banchi dell’anteguerra”, afferma l’autore. La discussione continua con la lettura di frammenti tratti dal testo, frammenti molto divertenti in cui è possibile notare come i bambini siano consapevoli dell’attuale crisi economica e instabilità politica. “ Bisognerebbe abbassare le tasse e l’enel”, sostiene un bambino. Un altro invece, nella sua ingenuità, afferma: “ il Parlamento è un luogo dove ci sono tante elezioni perché il governo non dura nemmeno un mese”. Si è sempre saputo che i bambini sono la bocca della verità. Corlazzoli, inoltre, sottolinea l’importanza della memoria. “ Se chiediamo ai bambini chi sono Falcone o Borsellino, la maggior parte di loro, se non tutti, non saprà rispondere." Alex Corlazzoli ci parla di una generazione che ignora chi sia il presidente della Repubblica, anche se la sua foto è appesa in tutte le aule, che della seconda Guerra mondiale ha letto solo qualche riga sui libri di testo, ma che a soli dieci anni sa usare facebook e twitter, scarica film, compra e legge riviste che svelano tutti i segreti del sesso. Il problema della scuola italiana, testimoniato da questi esempi, è che manca un approccio che invogli gli studenti ad imparare. Non è la fatica dei compiti lo strumento per misurare la capacità educativa della scuola, e nemmeno leggere pagine e pagine di testi. Fondamentale è l’esperienza: “ i nostri ragazzi devono toccare con mano ciò che stanno studiando..” Allora, cosa funziona meglio di un computer che mostra i luoghi dei sumeri o i giardini pensili? E, soprattutto, che usi il loro stesso linguaggio? ( e da qui il ritorno al concetto di centralità del bambino). Cosa accadrebbe se al posto dei libri di testo vecchi ed obsoleti si utilizzassero lavagne multimediali, se si potesse contattare il docente via mail o attraverso i social network? Se gli stessi genitori fossero coinvolti nelle attività scolastiche, ricevendo newsletter o partecipando alle gite? Agli alunni l’ardua sentenza.“ Oggi noi maestri abbiamo il compito di svecchiare la scuola, ma non possiamo farlo se gli insegnanti non ricevono una formazione adeguata. Mi si sono rizzati i capelli quando, durante un convegno, un’insegnante è intervenuta per sapere cos’è un comma.” Lo stesso vale per i genitori. Anche loro devono accettare i nuovi metodi multitasking di fare scuola, devono accettare il fatto che si parli di omosessualità, che si utilizzino nuovi mezzi di comunicazione. “ Siamo nella generazione di Zuckemberg e dobbiamo adeguarci”, continua l’insegnante. Fino a quando non lo faremo, la scuola italiana continuerà ad essere schiava dei vecchi metodi di insegnamento, i nostri alunni andranno sempre malvolentieri a scuola e, alla fine, usciranno da lì senza avere imparato niente di ciò che li potrà rendere futuri cittadini.
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