Qualche mese di ritardo rispetto alla tabella di marcia, ma poco importa. Entro febbraio il dossier sulla candidatura Unesco di Ivrea come “Patrimonio industriale del XX secolo” dovrebbe già essere a Parigi ed è qui che si deciderà il destino di un lavoro costato alla collettività la bellezza di oltre100 mila euro. Nel dossier, realizzato da un team guidato dal consulente Renato Lavarini, ci sono finiti una serie di edifici “ex olivettiani”, quasi tutti di proprietà privata, sull’asse di via Jervis. Tra questi, udite, udite, pure “Talponia”. A detta del comitato, il complesso che conta un’ottantina di appartamenti interrati, costruiti negli anni Settanta, su idea degli architetti Roberto Gabetti e Aimaro Isola, sarebbe un esempio di architettura moderna unica nel suo genere. Ed è vero! Ed è un giudizio su cui non si può non concordare. Si concorda ma non troppo, almeno stando a quello che oggi è diventata Talponia e cioè un vero e proprio “puttanaio”. E quando diciamo “proprio” è “proprio” per sottolinearne il termine letterale. Se ne discuterà questa sera in consiglio comunale, grazie ad una mozione presentata quest’estate dal consigliere comunale Alberto Tognoli, che in realtà dice, ma non dice tutto... Cos’è oggi “Talponia”? Cosa sono diventati quegli ex alloggi residenziali, già arredati, costruiti per i dipendenti Olivetti? Per carità qualcuno ci abita pure, ma sono molti di più i monolocali e bilocali affittati alle escort che qui si trovano davvero a loro agio grazie alla conformità di un edificio che garantisce l’anonimato ai frequentatori. Per accedervi è necessario passare attraverso un tunnel sotterraneo e le finestre di tutti gli appartamenti danno su un bosco. Insomma il massimo della riservatezza. Non proprio il massimo, invece, per gli altri residenti che, in più di una circostanza, hanno avuto modo di far emergere il loro malumore per la non facile convivenza con le escort. “E’ tutta colpa del Pd - aveva già sostenuto Alberto Tognoli - E peraltro in città ci sono i ruderi di un’altra costruzione finita a suo tempo sulle riviste di architettura americane: l’ex Hotel La Serra. Non ho letto da nessuna parte se ci sono o no le escort anche qui, ma non ci vuole molto per constatarne il decadimento progressivo. Non è neppure il caso di perdersi in commenti sull’esito di quella famosa società, Effetto Serra, sorta per risollevarne le sorti e poi finita sfortunatamente a carte quarantotto. Sarebbe persino troppo facile trovare i nessi e i collegamenti tra i componenti della società e quell’area “sinistra” che governa la Città (volendo si potrebbero assolvere quei pochi coraggiosi che ci credevano pure)....” Il problema, secondo Tognoli nasce tutto dalla variazione della destinazione urbanistica dei due edifici, decisa per consentire una vendita “spezzatino”. Una furbata da qualunque parti la si guardi e che fece la fortuna dell’allora proprietario Pirelli Re. E furono tanti gli eporediesi che si precipitarono a comprare, a tutti i costi, senza considerare le spese che ci sarebbero poi state per la manutenzione. Da qui alla decisione di molti nuovi proprietari di affittare anche alle prostitute per non rimetterci la camicia, il passo è stato breve. “Chi ha dato il via ad una operazione urbanistico-edilizia che ha trasformato le destinazioni iniziali per giungere a quella attuale? Chi ha autorizzato lo “spezzatino” che ha frammentato la proprietà in un mosaico dalle centinaia di tessere? Ma chi se non la nostra tanto acclamata Amministrazione Comunale! L’amministrazione consentì allegramente la variazione di destinazione, senza preoccuparsi del dopo. E oggi viene a galla proprio la mancanza di una inderogabile Convenzione tra la (o le) proprietà e l’Amministrazione che ne avrebbe impedito il decadimento....”
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