Sembra ieri e, invece, sono già passati un mucchio di anni. I migliori anni della nostra vita che diventano storie da raccontare o forse neanche quelle. Roba da vecchietti, insomma. Ti ricordi quando c’era lui? Lui chi? Fluttero! Il sindaco Andrea Fluttero, con le fans, tutte in età da pensione, in consiglio comunale a fare il tifo per il centrodestra. Le folle oceaniche al ristorante dei Rolandini. I pianti di Adelina Cena. Le litigate con Antonino Sena e Ilario Rosso. E c’era sempre lui. Lui che gli “giravano come ad un ventilatore”. Lui che licenziava gli assessori ai giardinetti pubblici. Lui che litigava con il vigile urbano Antonio Centracchio e uno apriva il cancello e l'altro lo chiudeva. Lui che ogni giorno era un nuovo giorno per inventarsi qualcosa di sorprendente ad uso e consumo dei giornali. Disposto a tutto anche a inaugurare la piscina con un tuffo... A urlare come un leone inferocito per attirare l’attenzione. A cadere dalla bicicletta. A pagare la multa davanti alle telecamere di Rete Canavese. A sostituire le vetrate oscurate degli uffici del Municipio con altre trasparenti, di modo che tutti potessero vedere quanto si lavorava (o non lavorava) a Palazzo Santa Chiara. Lui sempre lui, in prima pagina. Sai che c’è? Che c’è? C’è che il 1° dicembre del 1997. Parliamo di 18 anni fa, un’eternità..., diventavi sindaco. Che ricordi hai di quel giorno? Quel mattino ero “stropicciato” per la notte fredda e nebbiosa passata girando tra i seggi, stordito dal risultato inatteso e molto preoccupato per l’ennesimo cambiamento che la vita mi presentava, verso un ruolo che a 39 anni mi sembrava più grande di me. Altri tempi. Cavolo se eri giovane... Eh già! In 18 anni è cambiato il mondo. Si, a me sembra ieri, ma 18 anni sono un’eternità, un bambino nato allora oggi è maggiorenne. Sul treno della vita salgono continuamente nuovi passeggeri, mentre altri scendono di fermata in fermata. Da fuori i vagoni sembrano sempre uguali, ma dentro il cambiamento è continuo. Sei diventato un filosofo? Sono passati 18 anni e la vita ci cambia tutti. Esperienze “forti” come quella di fare il Sindaco per 8 anni della tua città poi ti trasformano tanto. Ricordo sempre il commento di un caro e burbero amico al termine del mio secondo mandato di Sindaco: “vedo che hai imparato che le porte si aprono meglio dalla maniglia piuttosto che a testate”. Mi fece capire che ero cambiato. E molto. Ero entrato giovane spigoloso ed arrembante, ne uscivo più maturo e riflessivo. Poi gli anni in Senato con un ruolo legislativo di studio ed ascolto mi hanno ulteriormente plasmato. Che città era quella del 1997? Era una città che provava ad uscire dal tunnel della chiusura della Lancia, dell’alluvione del 1994 con il crollo del ponte e dalle crisi politiche della fine della prima repubblica. La manutenzione urbana era scadente, ruggine e degrado ovunque. Illuminazione pubblica scarsa, la vecchia Caserma Giordana oggi Palazzo Einaudi cadeva a pezzi, le piscine comunali chiuse e degradate, i viali in stato deplorevole, il “cupolone” alla Coppina simbolo del degrado urbano, il Foro Boario tra ruggine ed eternit, la Polstrada sotto sfratto, l’area Gallo totalmente in disuso, le aree Tazzetti con i vecchi capannoni abbandonati, le frazioni senza fognature, le scuole con arretrati di manutenzione e grossi problemi strutturali, un piano regolatore che mancava da decenni, il palazzo comunale impolverato con la Pretura all’ultimo piano, la biblioteca comunale in condizioni pietose ed il teatrino civico vandalizzato da sedie di plastica e vernice verde militare a coprire i decori del pregiato palco in legno, carenza di parcheggi e croniche strozzature alla viabilità, i cassonetti per strada e zero raccolta differenziata… L’elenco sarebbe lungo. Molto arretrato quindi… Si, ma purtroppo arrivarono anche gli imprevisti. E che imprevisti! Quali? L’alluvione del 2000 con la gestione dei danni e la successiva realizzazione degli argini e degli scolmatori, i lavori della Tav con la realizzazione del campo base, la realizzazione della nuova centrale Edipower, il rischio di avere l’inceneritore di Torino nell’area Chind. Sono stati anni di trasformazione della città che hanno richiesto un enorme impegno da parte della struttura comunale, che opportunamente riorganizzata e motivata, ha svolto un lavoro straordinario, consentendoci di raggiungere tantissimi obiettivi. Dimmi le 3 realizzazioni che ricordi più volentieri Difficile scegliere, le ho seguite tutte con passione, ma se devo scegliere, la tangenziale sud, il parco del Bricel e Palazzo Einaudi. Dimmi la verità. Vorresti tornare a fare il Sindaco… Mi fa piacere che qualcuno me lo chieda ogni tanto, ma credo sinceramente che non sia opportuno tornare in ruoli già ricoperti dopo tanti anni, a maggior ragione dopo aver avuto un infarto. Lo dicevamo prima, è cambiato il mondo ed anche Chivasso. C’è bisogno di un rinnovato impegno da parte dei cittadini. Non servono politici di professione ma cittadini con passione e tempo a disposizione. Il Sindaco in una città come la nostra deve farlo a tempo pieno. Farlo nei ritagli di tempo porta ai risultati che in tanti sento criticare. Appunto, tu sei in pensione… Ma non scherzare! Io non sono in pensione e spero di poter lavorare ancora almeno una decina di anni. Il lavoro mi piace troppo. Dopo l’uscita dal Senato ho ripreso la partita iva e sto facendo consulenza e relazioni istituzionali nel settore della “green economy”. Un settore in pieno sviluppo davvero appassionante. Dimmi almeno una cosa per la quale vorresti essere ancora Sindaco oggi. Devo ammettere che mi piacerebbe tagliare il nastro del cavalcaferrovia della Prealpina. Un’opera che completa il disegno di potenziamento della viabilità che abbiamo realizzato con la tangenziale sud, la strada lungo il canale Cavour e la strada della Lancia. Questo cavalcaferrovia fa parte del pacchetto di opere che le ferrovie devono realizzare in cambio della chiusura dei passaggi a livello e tutte le scelte urbanistiche, gli atti amministrativi, le conferenze dei servizi ed i progetti sono stati approvati dalle amministrazioni mie e di Matola. L’opposizione della Regione e le lungaggini delle Ferrovie dello Stato fanno si che le opere verranno inaugurate da altri. Ma questa è la vita.
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