Pierluigi Caramellino, amministratore dell’Immobiliare Sant’Andrea, attraverso l’avvocato Laura Cargnino, la scorsa settimana, ha denunciato il Comune chiedendo un risarcimento danni di oltre tre milioni di euro. Per l’esattezza 3.288.925. E sono tanti. Sono una montagna di denaro. Sono numeri che a malapena si riescono a pronunciare. La vicenda è nota. L’Immobiliare Sant’Andrea è proprietaria dell’ex convento di via del Collegio, dell’edificio cioè, in cui l’ex imprenditore Mario Bonardo, fallito nel maggio del 2006, avrebbe voluto tirare su un albergo a 5 stelle. Caramellino lo aveva acquistato per circa un milione e 357 mila euro ad un’asta organizzata dallo Studio di Pier Vittorio Vietti, il curatore fallimentare. Non l’avesse mai fatto. Entrato in possesso dell’immobile e aperte le carte, cosa ti scopre? Che l’autorizzazione a costruire un albergo non c’era più e che i metri cubi che gli erano stati venduti erano molti di più di quelli effettivamente presenti, tra le altre cose perchè, l’ufficio tecnico era riuscito ad autorizzare lo spostamento di volumetria inesistente dal sottotetto al piano seminterrato per la costruzione di un centro benessere e da questo edificio a quello a fianco, anch’esso facente parte del patrimonio Bonardo, ma acquistato all’asta da altre persone. Comincia da qui il calvario di un imprenditore che credeva di aver fatto un affare. Talmente un affare che i lavori sono fermi da quel lontano 2006. “Nell’ordinanza relativa alla vendita - scrive l’avvocato - il curatore fallimentare dava atto del fatto che l’intervento edilizio non era stato completato ed era stata rilevata la presenza di opere edilizie eseguite abusivamente, sintetizzabili in modifiche distributive interne, modifiche di facciata, realizzazione di solai a quote diverse dal progetto, parziali ampliamenti ai piani terreno e primo, ampliamento di lastrico solare, innalzamento muro di recinzione. Sempre in detta ordinanza di vendita, il Fallimento dava atto del fatto che era possibile, ai sensi dell’attuale normativa di legge, presentare istanza in sanatoria per la conservazione dello stato attuale, con il pagamento delle relative sanzioni, quantificate indicativamente dall’Ufficio Tecnico della Città di Chivasso in circa 700.000,00 Euro. Si precisa, che tali opere erano e sono insanabili...”. E poi? “Poi - continua l’avvocato - abbiamo appreso che oltre ai 700 metri cubi da abbattere ce n’erano altri,1350 che non potevano essere licenziati dall’Ufficio Tecnico e dalla Commissione Igienico-Edilizia e, pertanto, la metratura esistente per poter realizzare l’hotel 5* lusso, con annessa SPA notevolmente inferiore a quella indicata nella convenzione rilasciata alla società Smeg Srl e trasferita per effetto del fallimento all’immobiliare Sant’Andrea, tanto da non poter più realizzare l’Hotel oggetto di aggiudicazione fallimentare...”. Da qui in avanti il calcolo del danno è presto fatto, anzi no, lo ha fatto l’architetto Germano Tagliasacchi. E sono “un danno immediato per mancanza del centro benessere pari ad Euro 743.055 ed un ulteriore danno per il mancato Hotel di Euro 254.587,00 per ogni anno, moltiplicato per dieci anni cioè il lasso di tempo minimo per poter ammortizzare l’investimento di una ristrutturazione...” Cosa succederà da qui in avanti non è dato sapersi. Di sicuro c’è che la scorsa settimana in Municipio è stato tutto un via vai di avvocati e tecnici.
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