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CHIVASSO. Tutti a Lugano? Chi paga?

CHIVASSO. Tutti a Lugano? Chi paga?

turismo

A Lugano per promuovere un piccolo, piccolossimo e microscopico pezzo del Piemonte e dell’Italia nell’ambito del XIII° salone internazionale delle vacanze. Dal 30 ottobre al 1° novembre (della serie “chi se ne impippa delle ATL) ci sarà pure, squillino le trombe, rullino i tamburi, uno stand con le foto di Chivasso, Castagneto Po e Casalborgone. E cos’avranno mai da offrire questi tre comuni, politicamente cresciuti e portati per mano dall’assessore regionale Gianna Pentenero, situati ad una trentina di chilometri da Torino, infestati dalle zanzare d’estate e nascosti nella nebbia d’inverno? Cosa potranno mai proporre al cittadino tedesco, al francese o al cinese desiderosi di far rotta sull’Italia? Quali prodotti dell’agricoltura? Quale vino? Quale salame, o quale formaggio, visto e considerato che tolto il tomino di San Sebastiano, di caratteristici non se ne trovano altri neanche con il lanternino? La domanda è: perchè mai i turisti dovrebbero fermarsi un giorno dalle nostre parti, preferendo il Bosco del Vaj al Gran Paradiso, la facciata medievale del Duomo di Chivasso alle guglie del Duomo di Milano, a Venezia, al Colosseo, all’Arena di Verona e a Pompei? Ancora più interessante sarebbe poi capire, magari con un minimo di anticipo sui tempi, quanto ci costerà la gitarella tra i cantoni svizzeri, lo stand, il viaggio di almeno un paio di persone eccetera, eccetera eccetera… I costi potranno considerarsi sostenibili e non invece classificabili come l’ennesima “cantonata”, questa volta alla “svizzera” a valle di una serie di cantonate inanellate dall’Amministrazione Comunale guidata dal medico prestato alla politica Libero Ciuffreda, fotocopia, per certi versi pure un tantino sfocata, dell’altrettanto medico di Roma Ignazio Marino? Con la differenza che a Roma sono scesi in piazza del Campidoglio in mille per chiedere a Marino di non andarsene e qui a Chivasso, sabato scorso, ne sono arrivati poco meno di mille per urlare a Ciuffreda “vaffanculo”. Basteranno mille, duemila, diecimila euro o è tutto gratis…? Tutto questo, giusto per capirci, non foss’altro che ancora fa male “l’in-cul 8” (per dirla alla Maurizio Crozza) di Sovraexposizione, la manifestazione ideata con le stesse identiche motivazioni, costata un botto (circa 80 mila), senza alcun ritorno economico e di immagine e ancora tutta da digerire. Difficile dimenticare che avrebbe dovuto esserci un mercato del gusto e si sono viste quattro bancarelle in croce. Che si doveva promuovere il nostro cibo e si è finito per pubblicizzare il salmerino, un pesce d’aprile in anticipo sui tempi che peraltro da queste parti nessuno ha mai mangiato e neanche visto nuotare tra le acque del Po e del torrente Orco. E infine che SovraExposizione avrebbe dovuto essere il nostro biglietto da visita per Expo e invece Expo ci ha fatto una pernacchia lunga da Milano a Torino, che se si sta zitti, si sente ancora l’eco. Dai comunicati stampa, apprendiamo che esisterebbe già un progetto dal titolo “Porta del Monferrato” (ribattezzato dai maligni “Porta dei paesi della Pentenero”) ovvero una rete tra i tre Comuni per promuovere il territorio, con particolare riguardo ai Beni Culturali, Paesaggistici, Enogastronomici, eventi e attività che ci caratterizzano. Epperò…! Beni culturali? Paesaggi? Enogastronomia? Ma siamo sicuri che stanno parlando del chivassese? Passino i nocciolini di Chivasso e i piselli di Casalborgone, ma la bagna caoda e la lingua in salsa, l’albese e il vitello tonnato, i fagioli con i preti e la finanziera si potranno mai far passare come cose nostre? E chissà poi se piaceranno? “La pianificazione di nuove strategie di progetto anche nel settore Turismo vuole essere un investimento finalizzato ad attirare turismo promuovendo attivamente il territorio compreso tra i comuni di Chivasso, Casalborgone e Castagneto Po. Il progetto favorirà anche il contatto diretto con tour operator e/o strutture specifiche del settore viaggi e vacanze”, spiegano i sindaci di Chivasso Libero Ciuffreda, di Castagneto Po Giorgio Bertotto e di Casalborgone Francesco Cavallero. Sarà…! Ma a noi sembra un po’ che si stia cercando di costruire una casa partendo dal tetto e non dalle fondamenta. Per fare turismo, non si dovrebbe prima promuovere la cultura del bed & breakfast e della piccola ristorazione? E costruire, non solo sulla carta, luoghi veri da visitare, luoghi a misura di un turista che non sempre ha piacere di fermarsi in un posto per due giorni consecuitvi. Di sicuro, vien da pensare, questi illuminati sindaci di casa nostra non hanno mai provato, di sabato e di domenica, a cercare un ristorante per mangiare a pranzo e a prezzi da turista, nella loro città. Scoprirerebbero una di quelle desolazioni che neanche Chernobyl saprebbe offrire…
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