Ieri i 118 dipendenti del (CIC) Centro per l'informatizzazione del Canavese hanno incrociato le braccia. In tilt il centralino del Comune di Ivrea, il centro prenotazioni dell’Asl To4, l’help desk del Comune di Torino e pure i servizi di informatizzazione di Regione, Città metropolitana e Asl. Insomma: un gran casino. Succede questo dopo la notiziona, paragonabile a un pugno nello stomaco, a una martellata in testa o alla peste bubbonica, arrivata come un fulmine a ciel sereno sulle scrivanie e nelle caselle di posta di mezzo canavese. Udite, udite: non si è ancora dato corso alla cessione dell’azienda alla torinese Csp spa, leader nel settore dell’Information Technology con 8 sedi in Italia. Cosa sta succedendo è presto detto. Quando il 9 settembre scorso Csp si è aggiudicata la gara per acquisire la municipalizzata, è vero che si era impegnata ad accollarsi oltre 3 milioni di debito di euro e pure a salvare tutti i posti di lavoro, con l’impegno però dei soci a cedere, contemporaneamente, tutte le commesse in precedenza affidate al Cic da Csi. E invece? E invece, oggi, Csi, nella sua duplice veste di socio e di fornitore di commesse dice che non può più farlo, o meglio, che prima di passare anche le commesse vuole il via libera e impegni precisi di chi gli ha dato il lavoro “in house”, cioè del Comune di Torino, della Città Metropolitana e della Regione. Un problema mica da ridere. Un “marameo” che ha il sapore di presa per i fondelli. Inutile star qui a sostenere che si tratta di una questione tecnica che presto o tardi si risolverà, come peraltro sta facendo il vicesindaco di Ivrea Enrico Capirone. Ma stiamo scherzando? La verità è che è solo e soltanto una questionepolitica! E non ci sono appigli per giustificare il comportamento di un consorzio (il Csi) che il 4 agosto si impegna a salvare il CIC insieme a tutti gli altri azionisti, il Comune di Ivrea, la Città metropolitana, le Asl To3, To4 e quella di Novara, e poi si gira dall’altra parte al momento di concludere. "Comprendo lo stato d'animo dei dipendenti del Cic in un momento estremamente delicato per la continuità aziendale del Consorzio - commenta in una nota Riccardo Rossotto, presidente del Csi Piemonte -. Posso garantire il massimo impegno sia del Csi Piemonte sia di tutti gli enti coinvolti nell'operazione di salvataggio a ricercare nel più breve tempo possibile una soluzione che, pur nella complessità giuridico-amministrativa, possa permettere una soluzione positiva per il futuro del Consorzio. Stiamo lavorando tutti con il massimo impegno per raggiungere tale obiettivo. Auspico la massima collaborazione da parte di tutti i soggetti coinvolti, compresi i lavoratori". E sono parole che rimbombano nel cervello come se a pronunciarle fosse un martello pneumatico. Adesso? Adesso Rossotto si mette a cercare soluzioni? Adesso ha scoperto che esistono dei problemi? Non avrebbe dovuto farlo prima? Detto questo, la soluzione dovrà essere trovata entro il 2 novembre, data ultima, che prevede al Tribunale di Ivrea la relazione del curatore fallimentare. Morale dell’ennesima brutta storia: se entro il 30 ottobre il CSI non dovesse cedere le proprie commesse che rappresentano il 40% del fatturato di Cic, il Cic verrà dichiarato fallito e tanti saluti ai 118 dipendenti.
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