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IVREA. Il Cic è morto, ma c'è il miracolo

Csp Spa di Torino (8 sedi in Italia) compra il Cic di Ivrea per  circa 2 mila euro, si accolla per intero il debito del Consorzio per l’informatizzazione del Canavese, pari a oltre 3 milioni di euro, e, assume tutti e 124 i dipendenti. Bottiglie di spumante  e tanti sorrisi, mercoledì scorso, a Chivasso, presso la direzione dell’Asl To4, all’apertura delle buste relative al bando per l’acquisizione. Tra le offerte  giunte al tavolo anche quella della Elsynet srl di Bra, scartata, perché giudicata non ammissibile. Tecnicamente Csp ha acquistato le quote, pari al 67,20 %, possedute dai soci di maggioranza (Comune di Ivrea, Asl To4 e Csi Piemonte) e diventerà nel breve volgere di qualche mese un’azienda privata sotto tutti i punti di vista. In piedi ci sono ancora alcune importanti commesse proprio con l’Asl To4, cui si aggiunge il centralino unico del Comune di Ivrea Tutto bene? Anche da un punto di vista politico? Più o meno, considerando che proprio intorno ai dibattiti sulle strategie messe in campo per il salvataggio del Cic, andati in onda dal febbraio scorso ad oggi, la maggioranza che guida la città di Ivrea ha rischiato, e sta rischiando, di andare in frantumi, a prescindere dai tanti “sorrisetti” regalati da sindaco e assessori sul palco della festa dell’Unità.  

La polemica  politica

  Ancora calde le ceneri della polemica divampata ad inizio agosto, con il consiglio comunale convocato proprio per discutere la vendita ai privati della quota posseduta dal Comune (il 24,91) nonostante il parere negativo dei revisori dei conti. Quando lo venne a sapere, il consigliere Alberto Tognoli decise di starsene a casa mentre gli altri della minoranza si misero ad urlare come dei tenori. Più di tutti Francesco Comotto, cosciente che senza il suo appoggio il punto sarebbe slittato a data da destinarsi. Con lui quattro pezzi da 90 della maggioranza, il presidente del consiglio Elisabetta Ballurio, il capogruppo Fabrizio Dulla, e poi Elisa Mulas e Paolo Bertolino. Assenti per ferie, oltre al vicesindaco Enrico Capirone (sarà un caso…), pure Maurizio Perinetti, Erna Maria Restivo e Duccio Sassano. “Vendiamo tutto a un euro! Prendere o lasciare...”. Sembrava quasi di stare al mercato. “Ma i revisori dicono di no!” si misero a sottolineare in tanti e in coro.... “Come negativo?”, alzarono o le barricate il primo cittadino Carlo della Pepa, nero in volto come una seppia. “Leggi qui! E’ proprio scritto così…N-E-G-A-T-I-V-O”. Roba da non credere… Roba da farsi venire il sangue alla testa. Roba da andarsi a nascondere dalla vergogna… “Vai a casa sindaco! E’ tutta colpa del Pd! Dov’è Capirone? Si dimetta anche lui! Vergogna! Vergogna tutti quanti…”, alzò il tiro Francesco Comotto, non scordandosi, nel finale di una memorabile arringa, di chiedere le dimissioni di sindaco e vicesindaco. Finita qui? Macchè! Fresco di stampa, il giorno dopo, puntuale come un orologio a cucù, arrivò il comunicato stampa dei renziani pronti anche loro, e senza tanti giri di parole, a chiedere la testa del vicesindaco, nonchè compagno di partito, Enrico Capirone, non foss’altro che in tutti questi anni qui, non per finta, è stato al Cic come il cacio sui maccheroni.  

Febbraio funesto

  Tutto è cominciato lo scorso febbraio. Un venerdì si è saputo del disastro finanziario del Cic e subito la politica si è mossa per organizzare un consiglio il lunedì successivo che però è saltato a mercoledì, non essendoci ancora il parere dei revisori dei conti. Morale della storia,  i capigruppo hanno smesso di fare quel che stavano facendo e si sono ritrovati alla spicciolata in Municipio per lavorare sodo e preparare una mozione condivisa da tutti. Assente il sindaco per problemi famigliari e il vicesindaco Enrico Capirone per un impegno improrogabile: uno spettacolo teatrale alle Officine H con Elena Santarelli e Massimo Ghini: “Quando la moglie è in vacanza”. Un peccato considerando che proprio Enrico Capirone,  avrebbe potuto chiarire, se non proprio tutti, sicuramente alcuni dei dubbi sui tanti gialli del Consorzio per l’informatizzazione del Canavese. Il vicesindaco che oggi siede nel cda del CSI Piemonte che è socio e committente di Cic, ieri, ma non molto tempo fa lavorava infatti alla Ribes. E spunta un giallo datato 2004. Teatro degli avvenimenti la città di Pinerolo. C’è il Comune che ha l’esigenza di incassare Tarsu e Imu arretrati e non sa come fare. Decide di convenzionarsi con l’Acea Pinerolese Industriale Spa per la costruzione di una banca dati e l’anagrafe tributaria. Si guarda all’Acea “che essendo società partecipata dal Comune e radicata nel territorio avrebbe consentito una maggior economia e controllo del processo…”. Vero! E infatti era talmente radicata che tre mesi dopo aveva già subappaltato la patata a Asm di Settimo Torinese che, probabilmente non essendo poi così radicata, dopo 9 giorni subappaltava a sua volta il tutto ad una sua controllata, la Ribes Servizi Spa di Colleretto Giacosa. E non era finita qui con il gioco delle scatole cinesi. Nel dicembre del 2006 la Ribes si fonde con la Filo Asm diventando Filo Ribes, l’Asm ricede il contratto alla Filo Ribes Spa che, nel luglio del 2008, cambia denominazione in Filo Spa, a sua volta messa in liquidazione due mesi dopo, con passaggio di alcuni dipendenti al Cic, per l’appunto e per finire. Anzi no. Finisce tutto con il fallimento della Filo Spa nel 2012. Tornando all’oggi c’è di nuovo Asm (a sua volta in liquidazione) che deve una montagna di soldi al Cic, fina a ieri l’altro sull’orlo del fallimento… Ah… A proposito di Pinerolo: sono ancora lì che discutono e indagano su un lavoro che non venne mai portato a termine….  

La commissione d’indagine

  E tornando alle battaglie interne nel Pd, giovedì 17 settembre alle 18, il prsidente Elisabetta Ballurio ha convocato (che puntualità!) la prima riunione della commissione d’indagine sul Cic, della quale fanno parte Maurizio Perinetti, Duccio Sassano, Francesco Comotto e Alberto Tognoli. Vuoi vedere che anche qui si parlerà di Enrico Capirone?
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