Se fosse un romanzo di John le Carré saremo certamente al capitolo in cui Sarto, seduto su una panchina nel cuore di Londra, viene raggiunto da Stagnino, il quale, senza mai voltarsi verso di lui gli sussurra a bassa voce:«quella donna sta creando troppo imbarazzi ai piani alti...non abbiamo altra scelta!» L'inquadratura scivola all'indietro mentre i due si allontano in direzione opposta. La cinepresa inizia a salire verso il cielo, sempre più scuro e poi c'è il cambio scena. Sono passate solo alcune settimane da quando, sui giornali, impazzava la guerra dell'amianto. A breve ci sarebbe stato il voto del bilancio e, dall'esito della battaglia, dipendevano le sorti della giunta. La linea dell'intransigenza, guidata da Ballurio, si scontrava con le omissioni vere o presunte della giunta. In ballo c'era la salute degli scolari e il futuro della città! Per diversi giorni entrambe le fazioni si sono scontrate mediaticamente, poi di colpo il silenzio. Passano i giorni e il consiglio si avvicina. I più credono che la battaglia finale avrà luogo in consiglio comunale, convocato addirittura in data storica (14 Luglio, ricorrenza della presa della bastiglia). Arriva il consiglio, arriva il punto del bilancio, e arriva anche il voto favorevole di tutta la maggioranza. Già, avete letto bene, è andata proprio così! Ora, normalmente, in un conflitto, le fazioni in guerra smettono di spararsi quando giungono ad un accordo conveniente per entrambi. Riflettiamo un attimo. Come tutti sappiamo l'elettore medio dimentica tutto in breve tempo, ma questa vicenda si è svolta in un arco di tempo davvero troppo breve per credere che qualcuno non riesca a tenere traccia degli accadimenti. In neanche un mese,si avvicendano una guerra, una pace ed un unica candidata in lizza per la segreteria del partito. In giro, origliando discorsi qua e la, la frase più ripetuta sulla vicenda è pressoché questa: «cula li a lan cumprala per na cadrega». Ora, stendendo un velo pietoso sul mio piemontese, vi chiedo: vincitore e vittima coincidono in questa vicenda? Può essere un classico caso di “promuovere per rimuovere”? (bruciandolo elettoralmente). Con buona probabilità, molto più semplicemente, gli attori in campo non hanno tenuto conto del “fattore tempo”, il quale ha finito per favorire gli sfavoriti e arrecare un danno d'immagine agli altri. Se invece, per pura curiosità, provassimo a concludere il film iniziato sulla panchina di Londra, a questo punto la cinepresa inquadrerebbe una scrivania, per poi focalizzare su una lettera. Appena visibile in alto ci sarebbe l'Insigne Vaticanum mentre poco più in basso una calligrafia raffinata, con tratto alla china, riporterebbe: «Extra Ecclesiam nulla salus» (Al di fuori della Chiesa non v'è salvezza). La cinepresa indietreggia aprendo il campo. Sulla scrivania si vede chiaramente un articolo “Perchè un buon cattolico dice no alla Teoria del Gender”. L'immagine sfoca verso il nero, seguono i titoli di coda, il regista lascia allo telespettatore l'onere di ricostruire la trama , avendo però lasciato con cura tutti gli indizi necessari.
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