Al sindaco di Chivasso Libero Ciuffreda e alla sua amministrazione non deve piacere perdere. Soprattutto se le sconfitte hanno un’eco anche sulle pagine dei giornali. Dev’essere per questo che la querelle tra il Comune di Chivasso e l’ormai ex comandante dei Vigili Urbani, Michele Cassano, pare non essere ancora conclusa. Il pronunciamento del giudice del lavoro del tribunale di Ivrea, nella causa intentata da Cassano per ottenere i sei mesi di aspettativa che l’amministrazione chivassese non gli voleva riconoscere per trasferirsi a Monopoli, in Puglia, sua terra d’origine, non è stato gradito a Palazzo Santa Chiara. Facciamo un passo indietro. Il 15 giugno scorso il giudice del lavoro Fadda riconosceva legittime le richieste di Cassano e, all’indomani, l’allora comandante della Polizia Municipale saltava già sul primo aereo e prendeva il volo per il meridione d’Italia. Dieci giorni dopo, il 25 giugno, la Giunta del sindaco Ciuffreda approvava una delibera, la numero 115, con cui il Comune di Chivasso di fatto ricorre in appello contro la sentenza del tribunale eporediese. Poco importa se Cassano è già partito, se le sue funzioni sono state assegnate alla super dirigente Colavitto, se passeranno magari altri mesi prima che un nuovo giudice si pronunci: l’importante è dimostrare che l’amministrazione comunale aveva comunque ragione. “Che ce l’ha duro”, per dirla alla vecchia maniera della Lega Nord. E’ una dimostrazione di “celodurismo” - giustificata con la presunta presenza di “vizi nella motivazione del provvedimento” assunto dal tribunale di Ivrea - quella che Ciuffreda e soci hanno deciso di mostrare. Una dimostrazione di “cocciutaggine” che non sarà indolore per le casse del Comune chivassese: non c’è, infatti, a Palazzo Santa Chiara un ufficio legale con personale abilitato al patrocinio dell’ente in giudizio, e dunque dovrà essere nominato e pagato un avvocato. Un altro. Uno in più che si aggiunge ai tanti cui questa amministrazione comunale ha già dato lavoro... Come diceva Totò, “... e io pago!”.
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