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Dal referendum greco, nasca la nuova Europa

Dal referendum greco, nasca la nuova Europa

Tsipras

  Messi per qualche giorno in disparte documenti ed argomentazioni che saranno utilizzati martedì 14 Luglio nel Consiglio Comunale dedicato al Bilancio Preventivo 2015, a cui invito i Cittadini a partecipare, era quasi impossibile in questa settimana non proporre un commento e qualche considerazione sull’esito del Referendum Greco sull’accettazione o meno delle condizioni poste dall’Eurogruppo per rimodulare le scadenze e gli importi dei debiti di quel Paese. È stata una valanga di "No" quella uscita dalle urne greche. Il 61% degli elettori ha scelto di dare ragione al governo di Alexis Tsipras, che nel referendum si era schierato apertamente per il fronte dell'Oxi. Possibili conseguenze immediate: uscita dall'Euro?, uscita dall'Unione Europea e dalla NATO?, nuova moneta nazionale agganciata al rublo?. La Grecia diventerebbe quella porta commerciale sul Mediterraneo che la Russia cerca da 500 anni, con importanti ripercussioni geopolitiche e questa è l'ipotesi che terrorizza il Presidente americano Obama, che si considera ancora il nostro “liberatore”. Purtroppo, quanto è accaduto in Grecia rafforza la constatazione di come  L'Europa non è mai stata così disunita dai tempi della seconda guerra mondiale e quella attuale in atto si profila come una guerra economica in cui la Germania si sta riprendendo il ruolo egemone di Bismarkiana o Hitleriana memoria. A tifare entusiasticamente per questa situazione c’è sempre stata un'America che fa affidamento su un'Europa debole e nazionalistica per fare meglio i suoi affari. Presumo che gli Stati Uniti abbiano finanziato qualsiasi gruppo o componente politica che avesse come obiettivo quello di dividere e rendere meno competitiva l’Europa. C’è da chiedersi se dopo la Grecia una situazione simile non riguarderà  anche l’Italia. Per ora mi auguro che la scelta rischiosa e coraggiosa dei greci possa prioritariamente cambiare il tono del dibattito in Europa, mutandone l’esistenza nella forma anticostituzionale attuale, ma senza minarne le prospettive per il benessere ed il futuro di tutti i popoli Europei. Passata la presunta festa, già domani occorrerà invece esaminare con obiettività la situazione del dopo referendum. Occorrerà ricordare che l’ammissione della Grecia alla UE è avvenuta nell’ambito della fondamentale ragione per cui ha senso che esista la stessa Unione Europea, ossia quella di procurare un solidale sviluppo paritario dei popoli del Continente, portandoli tutti ad un livello superiore, in sostanza quello che per la Germania è avvenuto con la caduta del muro e la riunificazione tra Germania Ovest ed Est o, se vogliamo, quello che non siamo mai stati capaci di fare in Italia per uniformare le condizioni economiche tra Nord e Sud. Tutta la vicenda dell’attuale Europa, invece che essere risolta sulla base di una visione di civile sviluppo paritario dei popoli europei, si arena sulla analisi dei costi e dei benefici come fosse una limitata strategia aziendale nella quale si allungano i tempi della trattativa al fine di migliorare le condizioni poste dall’una e quelle subite dall’altra partecipante. In sostanza l’Euro non può esistere senza che contemporaneamente vi sia dietro ad esso una politica economica unitaria e di conseguenza vi sia un’unica politica fiscale, un’unica politica degli investimenti, un’unica politica dei bilanci pubblici (noi in Italia con tutti i continui cambiamenti fiscali, ci possiamo sognare una continuità ed equità fiscale), distinguendo tra le spese correnti  e quelle invece per costanti investimenti in infrastrutture pubbliche ( come ad esempio la tanto discussa TAV Torino Lione) indispensabili per produrre redditi immediati alle famiglie e quindi anche una ripresa degli investimenti delle imprese. Ma quando imprechiamo alle decisioni pur sconcertanti della U.E che riguardano il nostro Paese, non dimentichiamo che noi abbiamo eletto spesso per quel Parlamento nani e ballerine (anche se in effetti qualche volta mi ricordo si trattava  anche di cantanti) o veri esperti di assenteismo, mentre altri Paesi inviavano veri e propri funzionari con tanto di attributi (persino in caso di esponenti femminili). Ora 500 milioni di Europei hanno diritto a risposte e non a furbesche trattative da sensale di mercato paesano. Servono autentici uomini politici impegnati responsabilmente al generale avanzamento civile di tutte le Nazioni della U.E.. Alla faccia degli Stati Uniti, della Cina e delle economie emergenti che pensano di poterci stritolare. Lascio ai disturbati mentali la convinzione che da soli potremmo andare lontano. Se lasciarglielo credere li fa stare meglio va bene così. Passata la festa, domani sarà una nuova giornata di preoccupazione. Prima di tutto per i soldi in banca. Con le riserve sufficienti ad arrivare al massimo fino a lunedì sera, la Grecia si appresta a chiedere un'iniezione di liquidità alla Banca centrale europea tramite il meccanismo Ela. Secondo il presidente dell'Europarlamento, Martin Schultz, il Consiglio europeo deve discutere un piano di aiuti umanitari a favore del popolo greco. Lo propone in un video comunicato nel quale afferma che "dobbiamo rispettare la sovranità e come si è espresso il popolo greco. La promessa del ministro delle finanze greco che domani riapriranno le banche sembra molto difficile a pericolosa - aggiunge Schultz - e penso che domani o al massimo martedì in occasione del vertice europeo si discuta di un programma di aiuti umanitari per la Grecia".
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