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CHIVASSO. Demetrio Modafferi si difende: "Non sono un delinquente"

CHIVASSO. Demetrio Modafferi si difende: "Non sono un delinquente"

Demetrio Modafferi

Ditemi voi che cosa ne potevo sapere io che quel numero di matricola doveva avere cinque cifre e non due, come invece è riportato sul fucile”. Demetrio Modafferi, 67 anni, ex consigliere comunale di area centrodestra, imprenditore conosciutissimo a Chivasso, Brandizzo, Cavagnolo, dove ha le proprie attività, ancora non si capacita di quel che gli è successo nel week end peggiore della sua vita. Venerdì 8 s’è presentato in Caserma in via XXIV Maggio, a Chivasso, per rinnovare il porto d’armi, scaduto da otto anni: mai avrebbe pensato che i carabinieri prima lo trattenessero, poi lo arrestassero su mandato del Sostituto Procuratore della Repubblica di Ivrea, Alessandro Gallo, e quindi passasse il sabato e la domenica successivi dietro le sbarre del carcere di Ivrea. “A momenti ci rimanevo quando un detenuto ha dato fuoco al materasso...”, racconta. E quasi gli scappa un mezzo sorriso, tra un’imprecazione e l’altra, ripercorrendo quel fine settimana da incubo. Difeso dall’avvocato Cosimo Palumbo del foro di Torino, Modafferi è stato arrestato con le accuse di detenzione di un’arma clandestina, aggravata dalla falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico, di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità e di omessa ripetuta denuncia di armi. E’ venuto in redazione, sabato mattina, a raccontarci la sua versione dei fatti. “Sono andato in Caserma perché volevo rinnovare il porto d’armi - racconta l’ex consigliere comunale -. E’ da quarant’anni che ho dei fucili a casa mia: avevo 23 anni la prima volta che sono andato a caccia e, ultimamente, visto che ho un po’ più di tempo libero, mi è tornata la voglia... Così ho fatto visita medica, versamenti e fotografie per rinnovare il porto d’armi scaduto. Sono andato in caserma a presentare i documenti e da lì è iniziato tutto...”. “I carabinieri mi hanno detto che volevano venire a casa mia a controllare la custodia delle armi - spiega Modafferi - li ho accompagnati, siamo ritornati in caserma e poi mi hanno dichiarato in arresto. Il motivo? Hanno detto che uno dei miei fucili era clandestino e che quel numero di matricola era inesistente...”. L’arma in questione è un fucile calibro 12, marca Acier Cocherill, detenuto da Modafferi da prima del 1975. “Quell’arma l’avevo acquistata da mio padre, in Calabria, tanti e tanti anni fa - conclude l’ex consigliere comunale -. L’avevo registrata ai carabinieri di Chivasso nel 1997 e nessuno mi aveva detto che fosse irregolare. Ora, invece, il contrario: dove ho sbagliato? Ho passato dei giorni bruttissimi, ma questo non è importante: quello che mi dispiace è quello che pensa adesso la gente di me... Con l’attività che ho, non è una bella pubblicità...”. Modafferi è tornato in libertà lunedì mattina, dopo essere stato ascoltato, nell’interrogatorio di convalida dell’arresto, dal gip Alessandro Scialabba del Tribunale di Ivrea. Mentre le indagini sono in corso, ha l’obbligo di presentarsi tutti i giorni al Comando di via XXIV Maggio per la firma.
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