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"Il maestro che racconta storie"

"Il maestro che racconta storie"
Vive a Chivasso dal 1964, lo scrittore per bambini Angelo Petrosino, reso famoso, soprattutto, dalla celebre serie narrativa di “Valentina”. Per più di quarant’anni ha prestato servizio come docente elementare. All’inizio della propria carriera a Chivasso, presso la scuola Marconi, poi, in seguito e più a lungo, presso l’elementare “Anna Frank” di Torino. “Il maestro che racconta storie”: così fu soprannominato, dai suoi alunni, grazie all’utilizzo di una coinvolgente didattica innovativa e aperta a nuovi metodi pedagogici. L’abbiamo incontrato la scorsa settimana, a pochi giorni dall’inizio del Festival di Letteratura “I Luoghi delle Parole”. Ospiti della libreria Garbolino di piazza del Popolo, lo scrittore si è lasciato intervistare e si è raccontato un po’. Petrosino, partiamo da qui: perché i protagonisti principali dei suoi libri sono sempre bambine-ragazze? Uno scrittore se è, veramente, tale deve possedere una grande capacità camaleontica che vuol anche dire pensare con una mente diversa dalla propria, immedesimarsi in persone, caratteri, situazioni differenti dal proprio quotidiano che siano essi uomini o donne. Come hanno fatto i grandi scrittori, da Tolstoj a Flaubert, per citarne alcuni, che pur essendo uomini, hanno scritto di donne. Io credo molto nelle donne, nel loro coraggio e nella loro grande forza: ecco perché le protagoniste dei miei libri, “Jessica” e “Valentina”, in particolare, sono ragazze, forti e determinate che con grinta affrontano il mondo. Così come dovrebbero far tutti. Perché in tutti i suoi libri utilizza la prima persona? Secondo me il racconto in forma di diario, “io ho fatto, io ho detto”, è il modo migliore per far sì che i bambini s’identifichino meglio con i personaggi e l’ambiente in cui sono inseriti, favorendo, così, un’immedesimazione diretta e profonda, in grado di creare un forte legame fra lettore e protagonista. In che modo è cambiato il suo modo di scrivere, cambiando i bambini e i tempi? I bambini di oggi sono diversi dal passato, è vero, perché hanno una modalità di concentrazione differente. Inoltre è mutato anche il contesto in cui si trovano, per tanto la scrittura deve riflettere tutto ciò. Io utilizzo oltre al racconto in prima persona, il dialogo, capitoli brevi, descrizioni concise e “tangibili”, linguaggi immediati, che fan sì che il bambino sia coinvolto, “catturato” da tutto questo, arrivando alla fine del libro rapidamente, appagato e felice. Lei è conosciuto soprattutto per la serie che ha come protagonista “Valentina”: questa Valentina esiste veramente? Nelle lettere che ricevo dai miei lettori, questa è una delle domande più chieste. Io rispondo che Valentina è frutto della mia immaginazione ma che in lei rivedo un po’ tutte le bambine che ho incontrato nella mia carriera e che mi hanno lasciato qualcosa. Quindi Valentina è il risultato del contesto che mi circonda, i miei alunni, le mie esperienze e il mondo in generale. L’unico libro in cui i personaggi erano veramente esistenti è stato il primo, “La febbre del Karatè” (1989) dove i nomi dei protagonisti, erano quelli dei miei alunni e grazie alle loro esperienze sono stato in grado di prendere spunti e appunti.  Da marzo di quest’anno però, abbiamo un nuovo protagonista, vero? Sì, con “Ciao, mi chiamo Antonio” , dove appunto, il protagonista, del libro, è un maschietto. In questo testo mi sono cimentato con una problematica importante che è la dislessia, di cui, Antonio soffre. Non è un libro che parla di dislessia, sia chiaro, ma sottolineando le grandi capacità di Antonio e attraverso queste ho voluto cercare di liberare questa problematica, da quelli stupidi stereotipi, che la definiscono una malattia, che purtroppo ancora oggi esistono.   Concludiamo con una domanda all’apparenza banale, ma che banale non è. C’è un libro, tra i suoi, che preferisce? -sorride- E’ sempre l’ultimo o quello che ancora deve uscire. Il 16 novembre uscirà “Valentina e la soffitta dei ricordi” e poi il prossimo anno un libro su Valentina e la Costituzione. Valentina non deluderà, continuerà ad essere una guida per tutti i bambini. Anche nei prossimi libri.
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