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Dalla storia dimenticata il preludio al 25 aprile

Dalla storia dimenticata il preludio al 25 aprile

Hitler mostra Mussolini gli effetti dell'attentato qualche giorno dopo

Alla conferenza di Casablanca tra Roosvelt e Churcill, alla fine di gennaio ’43, era stato deciso di chiedere al Paese che avesse voluto uscire dalla guerra la capitolazione incondizionata. I primi contatti per un’armistizio tra Italia e Alleati, presi da un emissario del Maresciallo Badoglio a Tangeri il 5 agosto 1943, ottennero per risposta che ai plenipotenziari sarebbe stato dettato il patto di “resa senza condizioni”. I fatti poi si svolsero a partire dal 15 agosto, giorno in cui il Generale Castellano aveva preso un primo contatto a Madrid con l’Ambasciatore inglese, Sir Samuel Hoare ed il 19 agosto con i due rappresentanti ufficiali del Comandante Supremo Eisenhower,  il Gen.Walter Bedell Smith ed il Gen. Inglese Kenneth W.D. Strong. Dal  “prendere o lasciare” offerto  dagli “Alleati” all’Italia  di Vittorio Emanuele III e di Badoglio, si giunse alla sottoscrizione del cosiddetto “corto armistizio” da parte del gen. Castellano, per delega di Badoglio, il 3 Settembre 1943, in quel di Cassabile, provincia di Siracusa. Il “lungo armistizio”,  un documento che costituiva la più brutale, iniqua, vessatoria legge che si può imporre a un vinto, pur arresosi senza condizioni, lo avrebbe poi firmato lo stesso Badoglio a Malta il 29 Settembre. Nello stesso giorno del 3 Settembre, Badoglio ha appena confermato a Rahn, mandato a reggere l’ambasciata di Roma, l’intento di proseguire la guerra dalla parte dei tedeschi. Nella mattina dell’8 settembre Rahn ha presentato le sue credenziali anche a Vittorio Emanale ed il Sovrano si è ancora impegnato con lui nella continuazione della guerra e dell’alleanza. Alle 18,00 dello stesso giorno l’agenzia Reuter ha diramato la notizia dell’armistizio, gettando nel panico i componenti del Consiglio della Corona, certo di una risposta spaventosa da parte dei tedeschi, verosimilmente indignati della ambiguità dell’atteggiamento degli italiani. Ne segue tutta la patetica ed al tempo stesso tragica vicenda dell’abbandono delle forze armate italiane in Italia e all’estero, alla totale improvvisazione oltre che alla rappresaglia da parte delle forze armate tedesche. Si apprese solo in un secondo tempo, nel processo ai gen.li Roatta e Carboni che Badoglio aveva preventivato il sacrificio di mezzo milione di perdite umane nei Balcani pur di mantenere il più a lungo possibile il segreto sull’armistizio!!!Albeggia, il giorno dopo, quando una piccola colonna di automezzi con i sovrani, abbandona Roma e si avvia attraverso un percorso che passa per Tivoli, Pescara e poi giunge alla più discreta Ortona a Mare, per proseguire ancora, in mare sul “Baionetta”, verso Brindisi dove approda alle 15 del 10 settembre, per consentire agli inconsueti viaggiatori di buttarsi nelle braccia degli alleati e dar vita a quello che fu il Regno del Sud. Un regno senza base, senza veste, senza l’essenza di Stato. Ma da Roma, ai primi di novembre 1943 arrivano i segnali di severo monito contro il Governo del Re e di Badoglio del Comitato di Liberazione Nazionale che auspica la costituzione di un Governo straordinario, espressione delle forze politiche che hanno costantemente lottato contro la dittatura fascista. Comincia così un periodo travagliato di tensioni, frizioni e scontri nella politica del Sud. Ha il sapore dell’aneddoto il racconto del prefetto di Napoli che considera l’anticamera reale al di sotto di quella prefettizia o di presidente di tribunale (l’Europeo, 5-2-56). I giorni trascorsero tra ipotesi di abdicazione del Re, di rinuncia del Principe Ereditario, di una Reggenza non compromessa con il fascismo o di costituzione di un Governo Democratico di origine unitaria e politica antifascista. Risultarono emergenti le figure di Sforza, rimpatriato dagli U.S.A., già senatore e Collare dell’Annunziata, suprema dignità che ne faceva un cugino del Re, proveniente da una tranquilla vita d’intrighi contro il fascismo, senza perderne gli appannaggi e di Benedetto Croce, indubbiamente di altra statura e per alcuni anni persino sostenitore del fascismo, che giunse a proporre il mandato di comparizione per Vittorio Emanuele e la garanzia di un regolare processo. Infine dovette persino intervenire il PWB   ( Psychological Warfare Branch) degli Alleati, invitando i giornali a pensare più alla dignità della stampa italiana piuttosto che alla libertà. Una soluzione sembrò potesse scaturire dalla proposta ideata da De Nicola, ex Presidente della Camera, che consisteva nella nomina di un Luogotenente del Regno con nomina spettante al Sovrano a conferma dei poteri. Un segnale forte venne invece da Napoli dove la folla tumultuante fu arringata da comunisti, socialisti e azionisti (partito d’azione) e invita a gridare “abbasso il re”. Ma il PC non aveva certo ripudiato la convivenza con le istituzioni, tutt’altro. Il PC poteva considerarsi come un organo strettamente affiliato alla Russia Sovietica. Mosca era addivenuta alla risoluzione di procedere con il Regio Governo allo “scambio di rappresentanti muniti dello statuto diplomatico d’uso”. La notizia determinò malumore tra gli anglo-americani per la prospettiva di una ingerenza sovietica nelle cose italiane.  Ma Mosca non si muoveva certo per particolare simpatia verso l’Italia, intendeva esclusivamente preparare il terreno propizio al personaggio italo-sovietico da inviare al Sud. Costui era Ercole Ercoli, al secolo Palmiro Togliatti. Il 24 Marzo 1944 i giornali del Sud pubblicarono che “il Capo Comunista Italiano Ercole Ercoli è considerato il segretario generale del PCI”. Togliatti non giunse in Italia per salvare la propria Patria di origine, ma ci giunse al servizio di un partito che doveva farsi avanti con i tempi giusti, senza anticipare la maniera forte e nemmeno la voce grossa, ma doveva inserirsi a qualunque costo, con il più suadente dei linguaggi  e con irreprensibile stile legalitario, per riuscire presto a influenzarla senza dare troppo nell’occhio. Fu così che, almeno in quel frangente, l’URSS giunse ad appoggiare la Corona. Al medesimo tempo, con la partecipazione di coloro che il fascismo aveva ingenuamente ritenuto di concentrare nel confino di Ventotene, iniziava la pagina sanguinosa della Guerra Civile che continuerà per anni, ben oltre la data convenzionale del 25 aprile 1945.
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