Nooooo! Da non credere. E’ proprio lui. Qualche capello in meno. Qualche chiletto in più. Però la parlata, quella no, non l’ha modificata neanche un po’. Si vabbè, forse s’è dimenticato alcuni vocaboli della lingua italiana, ma non è che prima l’italiano lo masticasse poi così tanto bene. E’ lui! Lui! Proprio lui. Antonio Pepe. E Antonio Pepe sì che può oggi dire di essere arrivato dove in tanti spererebbero d’arrivare. Imprenditore con la “I” maiuscola a San Paolo, in Brasile, una città da 20 milioni di abitanti. Abita in una villa grande come piazza della Repubblica. Ha i domestici, la scorta e la macchina blindata.... “Sì! La macchina blindata. E’ la regola per tutti i benestanti. C’è anche chi viaggia solo in elicottero. - ci racconta - Perchè c’è una criminalità che fa paura e non sai quante volte ho rischiato. Tra l’altro tra un po’ costano di più i vetri della macchina. Se te la sfondano con i proiettili, fai prima a ricomprarla... la macchina... Comunque io lì sto bene, sono napoletano e so badare a me stesso, ma non riescono a fare la vita che faccio io. Certo l’Italia mi manca. Vedremo più avanti.... ”. Incredibile eppure così vero e reale. Antonio Pepe “the self made man”. Quando s’è visto per la prima volta in piazza a Chivasso è perchè frequentava il bar del Duomo e già lì teneva banco che era un piacere, con gli amici e i suoi coetanei. Decide di valutare la sua notierietà tra i giovani e ci vede giusto. Elezioni del 1997. Si mette in gioco e vince grazie anche all’incredibile botta di culo del candidato a sindaco Andrea Fluttero. Pepe finisce in consiglio tra le fila di Forza Italia insieme a Nicola Spagnolo. E sono gli anni del “Caro Mario Bonardo” e di Antonino Sena che dà spettacolo a tutti i consigli comunali. In giunta Pepe punta tutto sull’amico Eliodoro Raiola e insieme diventano famosi in mezza provincia con lo spettacolare Trofeo Città di Chivasso, corsa podistica per le vie della città. Tanta gloria, tanti sponsor e Antonio che s’arrabatta come può, per dimostrare a tutti che anche senza una laurea in tasca, anche senza tanta favella, anche se non si è parenti di qualcuno, se uno c’è con la testa può trovare una strada giusta da percorrere. Si fa notare e lo nota il consigliere regionale Antonello Angeleri. Va a lavorare in Regione e un bel giorno accompagna l’assessore regionale Gipo Farassino in Brasile. E’ durante questo viaggio che incontra la comunità piemontese, figli e figlie di italiani, come dice Papa Francesco, emigrati “al confine del mondo”. “In quell’occasione ho capito che quello era il mio mondo. Ho capito che lì avrei potuto dire la mia, che avrei potuto fare delle cose. Voi non avete neanche idea di che cosa siano i piemontesi in Brasile. Vi faccio un nome: Bauducco. E’ una famiglia di Verolengo imparentata, credo con i Casa, valgono 10 volte la Barilla...! Fanno le torte alla nocciola, la colomba e i panettoni...” E di nomi in realtà ne vengono fuori a bizzeffe. Tanti, talmente tanti, che a ricordarli tutti, non avendo preso neanche un appunto, correremmo quasi il rischio di sbagliarli. E quante altre cose potremmo scrivere. Di lui che la scorsa estate s’è sposato con una bella ragazza, franco-brasiliana conosciuta al Consolato. Di lui che aveva nella lista di nozze pure i figli dell’ex presidente Lula da Silva. Di lui che voleva aprire uno stabilimento in Cina per la produzione di fibre ottiche, poi ha visto la Cina, le condizioni in cui lavorano gli operai, si è guardato negli occhi con i suoi soci, s’è chiesto chi glielo facesse fare e non l’ha fatto. Di Antonello Angleri che ogni tanto va a trovarlo. Di una coppia di amici di Gallarate che sono tornati in Italia perchè là i bambini vivono come in prigione e loro non potevano pensare di poter far crescere in quel modo i loro figli. Di San Paolo, delle favelas, delle alluvioni quotidine, del traffico, delle code che non finiscono mai. Di un altro mondo e di cose dell’altro mondo, con lui che però, per il momento il Brasile non lo lascia. “Dai! Come faccio ad abbandonare una che mi fa i massaggi. Un’altra che mi prepara il pranzo e la cena. Un altro che mi porta a lavorare... Dai! Sto scherzando... Vivo in Brasile ormai dal 2010 e nei sei anni precedenti sono andato su e giù senza mai fermarmi. Quello che ho l’ho sudato e ora sarebbe difficile riadattarmi. ” Sai che c’è. C’è che Antonio Pepe ha davvero trovato la sua strada... Bravo Antonio!
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